Fumare fa male. Ormai lo sanno tutti. E soprattutto, i fumatori. Nel mondo sono oltre un miliardo di persone e ognuno di loro sa cosa rischia. Per questo sono molti quelli che vorrebbero smettere. Ma non è facile. Non c’è una medicina, un metodo infallibile, una bacchetta magica. La strategia adottata dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), con alle spalle dal 2003, per la prima volta nella storia, un trattato giuridicamente vincolante per tutti gli Stati, invece, è semplice: da una parte rendere impossibile la vita ai fumatori aumentando le tasse sulle sigarette e imponendo divieti sempre più stringenti e, dall’altra, i servizi antifumo.
Lo spiega il dottor Ruediger Krech, direttore della promozione della salute dell’Organizzazione: «Milioni di persone in tutto il mondo vogliono smettere di fumare: dobbiamo cogliere questa opportunità e investire in servizi per aiutarle ad avere successo». E cosa sono questi servizi? Brevi consigli, linee telefoniche gratuite per smettere di fumare, servizi di messaggistica su telefono cellulare e operatori digitali, terapie sostitutive della nicotina, ecc. Credono talmente in questa strategia che lo stesso Oms ha istituito un servizio di Whatsapp e messo in campo Florence, un operatore sanitario digitale che 24 ore su 24, sette giorni su sette, fornisce consigli in inglese, arabo, cinese, francese, russo e spagnolo.
L’avatar multilingue dovrebbe aiutare chi vuole smettere di fumare, ma, naturalmente non ci sono dei dati sulla sua efficacia. Mentre esistono alcuni studi che rivelano cosa davvero fanno i fumatori per abbandonare il vizio. Il più accreditato è quello della Cdc, l’agenzia federale degli Stati Uniti per la prevenzione e il controllo delle malattie, che mette in fila i numeri di chi ha provato a farla finita con il fumo: tre su quattro hanno usato più di un metodo, il 65,3% ha deciso di smettere di fumare di colpo, il 62% ha cercato di ridurre il numero di fumate, il 35,3% ha sostituito alcune sigarette normali con le e-cig, il 25,4% ha usato cerotti o gomme alla nicotina, il 24,7% è passato completamente alle sigarette elettroniche, il 20,4% ha scelto di fumare più “leggero”. In fondo alla classifica ci sono i metodi preferiti dall’Oms come l’aiuto di un operatore sanitario vero (15,2%), farmaci (12,2%), un sito del Governo (7,1%) e, buona ultima, la linea telefonica dedicata (5,4%).
La Cdc non dice nulla sull’efficacia dei metodi, ma in questo caso ci viene in aiuto l’Istituto Cochrane, una rete internazionale senza scopo di lucro che elabora le informazioni sanitarie e ha messo insieme una cinquantina di studi per testare quale metodo funziona di più. I risultati sono questi: un numero maggiore di persone smette di fumare per almeno sei mesi usando le sigarette elettroniche con nicotina rispetto alla terapia sostitutiva con nicotina o alle sigarette elettroniche senza nicotina; le sigarette elettroniche alla nicotina possono aiutare più persone a smettere di fumare rispetto a nessun supporto o al solo supporto comportamentale; per ogni 100 persone che usano le sigarette elettroniche alla nicotina per smettere di fumare, dieci potrebbero smettere con successo, rispetto a solo sei su 100 persone che usano la terapia sostitutiva della nicotina o le sigarette elettroniche senza nicotina, o quattro su 100 persone che non hanno nessun supporto o solo supporto comportamentale.
Quindi circa 100 milioni di persone nel mondo potrebbe smettere definitivamente di fumare se provasse a farlo passando alle sigarette elettroniche. Un numero gigantesco che non impressiona, però, l’Oms che, invece di promuoverle, cerca tutti i modi per contrastarle. Poco importa che riducano il danno del 95%, come dimostrano le autorità sanitarie inglesi, rispetto alle sigarette normali e che siano il mezzo che funziona meglio per tentare di smettere. A Ginevra credono solo in Florence.