L’APPELLO DEL FILOSOFO SIGOV PER TORNARE A STUDIARE IL TOTALITARISMO

Capire il mondo di oggi perdendo le radici e il legame con il passato anche più recente è quanto meno poco auspicabile, se non proprio impossibile: da qui il monito del filosofo ucraino Konstantin Sigov sull’Avvenire di oggi per tornare a studiare e approfondire il tema delicato del totalitarismo. Le autocrazie mondiali (da Putin a Xi, dalla Nord Corea a dittature comuniste del Sud America), se possibile, mostrano sempre di più il peggior lato possibile sul fronte diritti e libertà civili ma non nasce certo tutto oggi: secondo il filosofo e professore, che da un anno denuncia la decadenza spirituale e culturale del potere in Russia, occorre tornare a studiare cosa sia e da dove venga il totalitarismo inteso come deriva ideologica assoluta di un potere repressivo.



«Per aprire appieno una nuova stagione, occorre tornare a leggere pure quelli che hanno già dato la loro vita su questo fronte troppo spesso sottaciuto», spiega al quotidiano della CEI Sigov parlando del rapporto tra la dissidenza e il potere in Russia. Per questo occorre recuperare il pensiero dei vari Hannah Arendt, George Orwell o anche Andrej Sacharov così da capire realmente di cosa siano stati davvero i totalitarismi nella storia recente dell’umanità: «pensatori e scrittori che hanno denunciato la lobotomia della società a cui mira il totalitarismo nichilista. Di certo, abbiamo accantonato troppo presto questa tradizione che oggi si rivela di nuovo più che mai necessaria».



“COMUNISMO MOSTRUOSO COME IL NAZISMO, L’INSEGNAMENTO DI HANNAH ARENDT”: PARLA SIGOV

È in particolare un’autrice e filosofa come Hannah Arendt ad essere fondamentale con le sue opere durante e soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale per capire il fondamento alla base di ogni totalitarismo, denunciando non solo il nazismo (che da ebrea sperimentò sulla sua stesse pelle insieme alla famiglia, ndr) ma ogni altra perversione ideologica anti-liberale. Spiega Sigov ancora all’Avvenire: «Fu lei a cogliere in profondità il rapporto diretto fra il regime totalitario nazista e il regime totalitario comunista. Comprese che sul piano politico e antropologico, si tratta di due forme di una stessa matrice criminale mostruosa». Le opere di Arendt andrebbero così recuperate e studiate per capire anche oggi quale sia la “posta in palio” nelle pericolose derive totalitariste moderne.



«Rileggendo Arendt, possiamo comprendere gli effetti disastrosi del fatto che, a differenza di quello nazista, il regime comunista non sia mai stato giudicato», sottolinea Sigov aggiungendo come «più che mai, ci rendiamo conto oggi dell’errore gravissimo di non aver messo a frutto le sue analisi fino in fondo». Da Arendt fino a Orwell, secondo il filosofo ucraino occorre confrontarsi con questi mostri sacri troppo spesso snobbati dalle élite culturali e politiche occidentali: «Dobbiamo ispirarci in generale a tutta una variegata “scuola” del pensiero totalitario, nella quale ha il suo posto pure una figura come George Orwell».