COS’E’ IL SILENZIO ELETTORALE? COSA DICE LA LEGGE CHE LO NORMA…
Domani domenica 12 giugno 2022, dalle ore 7 alle ore 23, si vota per eleggere i sindaci e rinnovare le amministrazioni di 978 Comuni. Un crocevia importante per la politica italiana, preceduto come sempre dal silenzio elettorale. Ma di cosa si tratta? Parliamo dell’interruzione della campagna elettorale che si effettua in occasione del voto.
Il silenzio elettorale è disciplinato dalla legge 4 aprile 1956 n. 212, con importanti aggiornamenti negli anni successi. In particolare, la normativa è stata aggiornata con la legge 130 del 24 aprile 1975. Secondo quanto previsto dalla legge, nel giorno precedente e in quelli stabiliti per la votazione “sono vietati comizi, riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta in luoghi pubblici o aperti al pubblico ed affissione di stampati, giornali murali o altri manifesti di propaganda”. Secondo il comma 2, invece, nei giorni destinati alla votazione è vietata “ogni forma di propaganda entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali”.
COS’E’ IL SILENZIO ELETTORALE? ECCO COME FUNZIONA E COSA NON SI PUÒ FARE
Strettamente legato al silenzio elettorale è il divieto di propaganda elettorale: secondo l’art. 9-bis, per le emittenti radiotelevisive è vietato diffondere propaganda elettorale nel giorno precedente e in quelli stabiliti per le elezioni. L’obiettivo del silenzio elettorale è quello di “lasciare” al cittadino un giorno per riflettere in tranquillità sul voto che sta per esprimere, senza eccessivi condizionamenti provenienti dalla campagna elettorale. La competenza a vigilare sul rispetto del silenzio elettorale è in capo al ministero dell’Interno, Direzione centrale dei servizi elettorale.
Negli ultimi anni si è aperto il dibattito sul silenzio elettorale legato a internet, in particolare ai social network. Il divieto di propaganda elettorale il giorno antecedente alle elezioni riguarda anche il web o no? Non è mai stato chiarito il comportamento da adottare con Facebook, Twitter o Instagram, complice l’assenza di una normativa apposita. E non sono mancate le polemiche legate al comportamento di alcuni leader politici nel giorno antecedente al voto, tra video e fotografie palesemente indirizzate a guadagnare consensi.