Dalla consulenza di Andrea Crisanti per l’inchiesta di Bergamo sul Covid è emerso che con la zona rossa si sarebbero evitati 4.100 morti. Pierpaolo Sileri, ex vice ministro della Salute ed ex senatore M5s, non si sofferma sui numeri: “Non l’ho letta, ma immagino che se è stata fatta Crisanti avrà avuto delle basi scientifiche per dire quelle cose, ci saranno stati consulenti che con dei modelli matematici avranno estrapolato dei numeri“. Ne parla a Rai Radio1 a Un giorno da pecora, spiegando che però d’altra parte “col senno del poi è sempre tutto più facile“.



Nell’intervista Pierpaolo Sileri ha parlato, dunque, della mancata zona rossa ad Alzano e Nembro, sottolineando che “l’inchiesta non dice che non c’era un piano pandemico ma che sebbene ce ne fosse uno vecchissimo quello non è stato applicato“. L’applicazione del piano pandemico sarebbe servito a prepararsi all’emergenza. “Se un piano fosse stato applicato prima della pandemia avresti avuto il controllo di diverse cose, prime tra tutte il controllo del territorio e i conseguenti dati, che invece arrivavano in maniera tumultuosa“, ha aggiunto Sileri. Nel momento in cui, però, l’epidemia è esplosa, “è chiaro che dovevi chiudere tutta Italia“.



SILERI “SISTEMA HA AVUTO DEI BUCHI”

Per Pierpaolo Sileri la mancata zona rossa ad Alzano e Nembro non è stata frutto di una scelta politica o economica. “Forse io non ero nell’inner circle ma di queste cose non ne so nulla. A me nessuno ha chiamato per dire nulla, io parlavo solo coi miei colleghi sul territorio“. Comunque, nel piano pandemico non viene trattato solo il tema delle mascherine, ma anche di monitoraggio e stoccaggio, tutto ciò che è preparatorio. Sileri ha raccontato poi di essersi accorto della tragedia quando andò in Cina per riprendere gli italiani che erano rimasti lì. Quando tornò riferì alla task force del ministero della Salute quanto aveva visto, ricevendo una battuta come risposta: “A Sile’ non porta’ sfiga“. L’ex viceministro ha spiegato che c’era chi aveva contezza della situazione, come Ippolito, ma comunque il ministro “aveva più opportunità di parlare coi propri tecnici e capire la situazione“. Comunque, Sileri non è tra gli indagati nell’inchiesta di Bergamo: “Credo che il vero problema vada ricercato nella selezione dei tecnici del ministero, che ha portato ad un sistema a mio avviso fatto di scelte non eccellenti. Sembravano un’armata Brancaleone? Non tutti, altrimenti sarebbe un inferno, direi però che alcuni erano da armata Brancaleone. A quanto so dovevano affidarsi ad una società esterna perché non parlavano inglese“. Riguardo invece i dipendenti meno adatti al ruolo, ha aggiunto: “Qualcuno dei segretari e direttori generale non sono mai stati all’altezza a mio avviso. C’è stato un sistema che ha avuto dei buchi“.



“NON HO VOTATO M5S ALLE REGIONALI”

Riguardo la pandemia Covid, Pierpaolo Sileri ritiene che non sia finita in sé per sé. D’altra parte, il coronavirussi comporterà ogni anno come una brutta influenza se non siamo vaccinati“. Inoltre, saremo più pronti, anche se bisognerebbe rinforzare il sistema sanitario nazionale. Nell’intervista a Rai Radio1, ospite di Un giorno da pecora, ha parlato anche di politica, rivelando di non aver votato M5s alle ultime elezioni. “Alle ultime politiche non sono riuscito a votare, alle regionali ho votato ma non ricordo chi. Posso dire che a Milano non ho votato 5S“. In Lombardia, dunque, non ha scelto Majorino: “Io ho detto che non ho votato per il Movimento Cinquestelle“. Quindi, l’ex senatore pentastellato ha spiegato la sua scelta: “Non si tratta di delusione. Io fatto scelta di campo, stare con Draghi, che aveva lavorato bene. Ma non ho apprezzato in alcuna maniera mandare a casa Draghi fondamentalmente, mi è dispiaciuto vedere com’è andata a finire. Da italiano non ho amato quella situazione“. Lui è tornato all’attività di chirurgo: “Non mi ricandiderei, il mio era un incarico a termine. Ho dato quello che dovevo dare e ora ho il mio lavoro per i prossimi 20 anni“.