Sono almeno due gli imperativi del governo dal punto di vista della sanità nei prossimi mesi: le cure domicialiari e la vaccinazione. Ne ha parlato Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, intervenendo in collegamento telefonico a Radio Anch’io. Sileri ha spiegato: “Oggi noi abbiamo due binari: da una parte il potenziamento della sanità territoriale, e quindi anche le cure domiciliari per il Covid, ma attenzione, non c’è solo il Covid. Dobbiamo pensare alle cure domiciliare per tutto – ha sottolineato – e portare la sanità a casa dove sono le famiglie dei nostri malati. Dall’altra parte, se si pensa solo alle cure domiciliari, si dice ‘ci sono le cure, io non mi vaccino’. L’altro binario è la vaccinazione“.



Dunque due binari che procedono parallelamente e che non sono alternativi. Delle cure domiciliari, ha detto Sileri a Radio Anch’io, “se n’è parlato tantissimo, e a dire il vero forse sono state sottovalutate all’inizio“. Importante però non cadere nell’equivoco di pensare che il rafforzamento della sanità territoriale sia il metodo per evitare di fare il vaccino anti-Covid: “Purtroppo oggi molte persone chiedono di potenziare le cure domiciliari da non vaccinati, ma sono due cose diverse: c’è la cura quando ci si ammala, che magari non è sufficiente; la vaccinazione è un’altra cosa, previene la forma grave della malattia“.



SILERI: “CIRCA 15% PERSONALE SCUOLA NON VACCINATO”

Sileri ha poi fatto il punto della situazione sull’andamento della pandemia, spiegando che la quarta ondata “è iniziata, con la variante Delta in nord Europa, da noi con dei casi più limitati rispetto a Francia o Regno Unito, ma sarà prevalentemente in coloro che non saranno vaccinati“. Il sottosegretario M5s ha aggiunto che saranno i non immunizzati anche andare in ospedale “con la forma grave“.

A poche settimane dalla ripresa della scuola, Sileri ha poi snocciolato anche i numeri della vaccinazione del personale scolastico, come riportato da Nova News, spiegando come solo nell’ultima settimana si siano vaccinate 4200 persone in più: “200 mila personale scolastico non vaccinato a fronte di un numero importante che invece si è vaccinato. Intorno al 15% del personale non è vaccinato, ed è distribuito diversamente da regione a regione. Il protocollo è nato su un accordo che era il migliore possibile in quel momento. La possibilità di fare una diagnostica consente di mettere in sicurezza i docenti stessi e le classi. Al personale scolastico non vaccinato dico di vaccinarsi“.