“Boris Johnson disse a Giuseppe Conte che voleva l’immunità di gregge il 13 marzo scorso”: a dirlo è il viceministro della Salute italiano Pierpaolo Sileri in un documentario sulla crisi Coronavirus nel Regno Unito, andato in onda ieri sera sulla rete britannica Channel 4. Sileri tuttavia smentisce la traduzione dell’emittente:
“Non ho mai sostenuto che il primo ministro inglese Boris Johnson volesse procedere, il 13 marzo, con l’immunità di gregge, come riportato nel documentario ‘Dispatches’ di Channel 4. Bensì di aver appreso dai media che nel Regno Unito si era discusso di immunità di gregge. Tengo a precisare di non aver detenuto in anticipo alcuna informazione in tal senso e spiace constatare come una traduzione poco accurata abbia restituito una testimonianza falsata”. Così si è espresso in una nota il Viceministro della Salute italiano.
Non c’è dubbio sul fatto che nel Regno Unito in un primo momento vi erano molti fautori dell’immunità di gregge, resta da capire se questa fosse un obiettivo esplicito del governo e del premier Boris Johnson, poi congelato dopo lo studio dell’Imperial College di Londra a firma del professor Neil Ferguson, che stimava circa 500mila morti Oltremanica come conseguenza di questo approccio. Il dibattito resta caldissimo perché i numeri, sia pure molto lontani da quello scenario terrificante, identificano il Regno Unito come Paese europeo con il maggior numero di morti, proprio davanti all’Italia.
SILERI, JOHNSON E L’IMMUNITÀ DI GREGGE NEL REGNO UNITO
Quanto di questa tragedia si deve a un atteggiamento inizialmente troppo morbido? Quali sono le responsabilità del governo di Boris Johnson? Il documentario indaga su queste domande di grande attualità. Queste le parole di Pierpaolo Sileri nella traduzione di Channel 4:
“Era il 13 marzo scorso, lo ricordo perfettamente perché era la stessa settimana nella quale ho scoperto di avere il Coronavirus. Parlai con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per dirgli che ero risultato positivo al test. Conte mi disse che aveva parlato al telefono con Boris Johnson e che insieme avevano discusso della situazione in Italia. Ricordo che Conte disse: ‘Johnson mi ha detto che vuole l’immunità di gregge‘. Allora io replicai: ‘Guarda, sono a letto, con la febbre e questa non è un’influenza normale, è qualcosa di più grave’. E dopo pensai: speriamo che Johnson proceda con il lockdown“.
Proprio il 13 marzo Sir Patrick Vallance, massimo rappresentante medico del governo di Boris Johnson, disse: “Il 60% dei britannici dovrà contrarre il Coronavirus per sviluppare l’immunità di gregge; è una brutta malattia ma nella maggioranza dei casi ha soltanto sintomi lievi, il virus sarà stagionale e tornerebbe anche il prossimo inverno. Per questo è importante sviluppare un’immunità di gregge, per tenere sotto controllo il Coronavirus a lungo termine”. Il lockdown arrivò solo il 23 marzo, troppo tardi per evitare un altissimo numero di morti (oltre 50.000) e ora Downing Street ripete che “l’immunità di gregge non è mai stata una strategia di questo governo”.