Anche Pierpaolo Sileri interviene sulla vicenda dei verbali desecretati del Comitato tecnico scientifico (Cts) e del lockdown. Nell’intervista rilasciata a Sky Tg24 commenta anche le riflessioni scaturite dalla lettura di quei documenti, rilasciando dichiarazioni che però lasciano sgomenti. «Premetto una cosa, nemmeno io ho ancora i primi 18 verbali, nonostante faccia il viceministro. Non li ho, ma ricordo quei giorni», ha detto in riferimento ai giorni in cui è arrivata la decisione del lockdown generalizzato. In questi giorni si è appreso che gli esperti avevano suggerito al governo di non “chiudere” tutta l’Italia, ma solo le regioni con più contagi. «Ricordo che il 2 marzo andai a Milano, visitai anche il Sacco, e toccai con mano… Parlai con i medici, telefonammo agli anestesisti al fronte che ci dicevano che le terapie intensive erano piene e c’erano problemi a intubare anche ragazzi di 35 anni», ha proseguito Sileri.

Erano giorni in cui i dati arrivavano in maniera frammentaria. «Alla fine tutta la discussione su chiudere e cosa chiudere dipendeva dai numeri che arrivavano e alla fine si è deciso di chiudere tutta quanta l’Italia». Una spiegazione superficiale, se teniamo conto del fatto che le regioni del Sud non avevano i numeri del Nord e che la decisione del lockdown ha prodotto effetti devastanti dal punto di vista economico.

“LOCKDOWN? C’ERA CHI VOLEVA CHIUDERE TUTTO PRIMA”

Ancor più sorprendente è il fatto che il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri abbia letto il verbale del Comitato tecnico scientifico (Cts) su Alzano Lombardo e Nembro solo oggi, in quanto l’Eco di Bergamo ne ha diffuso un’anticipazione. «Al di là di ciò che è scritto in un omissis del verbale che io ho letto peraltro oggi per la prima volta credo dall’Eco di Bergamo, andrebbe vista tutta la discussione che è stata fatta a monte», ha dichiarato a Sky Tg24. Ricostruendo quei giorni dal suo punto di vista, Sileri ha spiegato che fu informato del fatto che «vi era una preoccupazione sul Bergamasco, ma nessuno disse di quelli con cui parlai che andava chiusa. Tra le varie opzioni c’era quella della chiusura. Ma era un’opzione». Poi però ha aggiunto: «Non ho avuto i verbali successivi nei quali magari era scritto chiaramente che era necessaria una chiusura».

Il lockdown, dunque, è arrivato perché «i dati cambiavano ogni ora», quindi «si è deciso di procedere con la chiusura». E questa scelta per Sileri è stata «coraggiosa e la migliore» in quanto ha fatto “risparmiare” in termini di vittime. A tal proposito ha aggiunto: «C’era chi voleva disporre subito la chiusura, anche prima dei morti e chi aspettava di valutare i dati, ma il lockdown è stato comunque precoce».