Fin dall’inizio della pandemia coronavirus il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ha mantenuto lo stesso “stile” comunicativo, lanciando le giuste preoccupazioni quando la situazione era effettivamente drammatica e ora cercando di rassicurare la popolazione laddove, al netto dell’aumento di contagi che è reale, non sta andando di pari passo l’emergenza sanitaria. Stamane a Radio Cusano Campus, intervistato a “Italia s’è desta”, il n.2 della Sanità ha fatto il punto della situazione dopo le ultime novità preoccupanti viste ieri sul vaccino (con lo stop europeo di AstraZeneca dopo grave effetto collaterale su volontario in Inghilterra, ndr): «Sul vaccino sono ottimista, ma sono realista e dico che non vi sarà prima della metà del 2021». La vera e piena normalità, prosegue ancora Sileri, «si avrà qualora il coronavirus dovesse mutare in una forma a noi favorevole, oppure quando raggiungeremo un’immunità di gregge, ma con i numeri che abbiamo servirà tempo. Credo che il prossimo anno avremo ancora la necessità di doverci proteggere». Al netto della “frenata” dell’Oms avvenuta ieri contro l’ipotesi francese di ridurre la quarantena a 7 giorni (e non più 14), Sileri va controcorrente «Un buon compromesso sarebbe fare 7 giorni di isolamento e poi il tampone».
SILERI RASSICURA SULL’AUMENTO DEI CONTAGI
Qualche ora più tardi, intervenendo a Rai News24 sempre Pierpaolo Sileri ha provato a tracciare un’analisi approfondita sulla situazione attuale del contagio da Covid-19 in Italia: «l’aumento dei contagi è presente ma in forma nettamente minore a quella di altri Paesi, come Francia o Spagna». Per il viceministro della Salute, il Covid circola ancora e bisogna sempre tenere la guardia alta ma questo non significa scatenare inutili allarmismi: «con 1500 nuovi casi ogni giorno non significa avere 1500 nuovi malati. Di questa cifra, la stragrande maggioranza lo scopre “casualmente”, con test o screening, non ha alcun sintomo e non è malato». Poi ci sono «una piccola parte con alcuni sintomi e ancora una più piccola parte ricoverata e in serie condizioni avendo problemi connessi a età e malattie pregresse»; insomma, per Sileri la cautela va tenuta e ovviamente il coronavirus non si può dire sconfitto, ma l’attualità dice che «l’emergenza delle terapie intensive non c’è». Tornando al dialogo in radio, Sileri conclude sull’imminente ritorno a scuola «Con il ritorno a scuola sarà fondamentale la fase di sorveglianza. Non credo ci sarà una seconda ondata come l’abbiamo vissuta a febbraio e marzo. L’impegno del nostro Servizio sanitario nazionale al momento è molto basso perché i dati sono bassi e finché la situazione è questa è sotto controllo. Per una normalità assoluta servirà del tempo, anche io vorrei vedere discoteche aperte e stadi pieni, però dobbiamo aspettare ancora un po’».