Segnalo su Apple Tv+ la prima stagione di Silo (6 dei 10 episodi già disponibili), la serie tratta dalla “trilogia del Silo” di Hugh Howey. Una storia di fantascienza in 9 volumi ambientata in un silo, appunto, in cui vivono da decenni circa 10.000 persone. Il Silo è stato costruito molti anni prima per sfuggire all’imminente catastrofe ambientale, e forse i suoi abitanti sono le uniche persone sopravvissute. Almeno è quello che tutti credono, perché non è possibile avere dubbi. Le autorità del Silo, applicando un’infinità di regole molto rigide, combattono ogni minimo tentativo teso a saperne di più. E la sola dichiarazione verbale di voler “uscire” per vedere come stanno effettivamente le cose, comporta la condanna a morte tramite l’immediata espulsione.
Il rito con cui viene eseguita la sentenza prevede che al “condannato” viene consegnata una tovaglietta per pulire dall’esterno l’unica finestra sul mondo. Ovviamente egli è, una volta fuori, libero di farlo nei pochi secondi che gli restano da vivere. I residenti assistono alla scena dall’interno della sala che da sulla stessa finestra. Tutto serve a confermare che fuori non c’è vita, non si sopravvive, e che non esistono alternative a restare nel silo.
Ma c’è qualcosa che non quadra: la rigida politica tesa a impedire la semplice conservazione di ogni oggetto che proviene dal passato sembra più che altro un modo per nascondere la verità. Per impedire che si possano immaginare soluzioni diverse. La nostra storia ha origine proprio dalla scoperta di alcune “reliquie” illegali da parte dello sceriffo e di sua moglie e dalla loro improvvisa decisione di voler abbandonare il Silo. Quello che segue è un intricato thriller al cui centro ben presto finisce la principale protagonista, Juliette Nichols.
Juliette ha il dono di riparare le cose e in una struttura come il silo dove non vi sono molti pezzi di ricambio una persona come lei ha un ruolo fondamentale. In particolare, la sua competenza tecnica ne fa una delle poche persone in grado di tenere in vita il vecchio accumulatore a energia termica che da luce e vita all’intero Silo. Lo sceriffo Holston, prima di seguire la moglie Allison all’esterno, nomina Jiuliette al suo posto. Per le particolari regole del Silo il sindaco deve confermare la nomina, e la donna si trova – a dire il vero suo malgrado – a indagare su diversi casi di omicidio che hanno funestato la vita della comunità negli ultimi mesi.
Il ritardo con cui la storia è diventata una serie tv ne ha segnato in qualche modo la fortuna. Infatti, quando nel 2011 viene pubblicato il primo libro della trilogia di Howey, l’enorme successo editoriale – il primo ottenuto fuori dai circuiti tradizionali – avrebbe dovuto spingere per una rapida utilizzazione dei contenuti a fini televisivi. Ma una serie di coincidenze hanno spinto Silo in fondo alla lista delle priorità, lasciando che altri testi raggiungessero il successo grazie al boom delle piattaforme, come Il Trono di Spade o il più simile Snowpiercer.
Scenografie e dialoghi sono all’altezza della trama, e il cast di ottimi attori aggiunge spessore al racconto. In particolare, l’interpretazione di Juliette dell’attrice svedese Rebecca Ferguson (Mission: Impossible, Dune, The White Queen) rappresenta senza alcun dubbio la parte migliore della serie. L’effetto claustrofobico prodotto dalla vita in un enorme condominio di 144 piani contribuisce a dare ancora più drammaticità alla difficoltà di conservare sentimenti e relazioni umani. Come del resto il bisogno di conoscere la verità rimane anche in condizioni estreme un diritto insopprimibile e la molla di ogni rivoluzione.
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