Silvana Pampanini si spense a Roma il 6 gennaio 2015, ma il suo ricordo, a sei anni di distanza dalla sua morte, è più vivo che mai. D’altro canto stiamo parlando di una delle più grandi interpreti del nostro cinema, preceduta da un fascino inenarrabile, che le valse la fascia di Miss Italia nel 1946. Il giornalista Cesare Lanza, sulle colonne de “La Verità”, ha riproposto in queste ore l’intervista che le fece alcuni anni fa, nella quale la donna rivelò che suo padre e sua madre non volevano che lei facesse spettacolo: “Al concorso di Miss Italia, che allora si teneva a Stresa, arrivai timidamente. Per la prima volta con i tacchi alti e le calze lunghe. Una ragazzina che scatenò un finimondo”.



D’altro canto, la sua bellezza era oggettiva, ma nessun uomo ha mai avuto il privilegio di portarla all’altare: “Penso che il matrimonio sia una cosa seria – diceva lei –. Bisognerebbe sposarsi solo per amore e io ho avuto tanti corteggiatori, ma non li ho mai né sfruttati né accettati. A parte gli attori e i produttori, quelli dell’ambiente, mi corteggiavano anche alcuni capi di Stato. Mi vengono in mente Jimenez, il presidente del Venezuela. E Fidel Castro, ma aveva troppa barba. Flirt sul lavoro? Mai, solo qualche bacetto. Io sono di una famiglia per bene, di principi sani e antichi, come si dice. E li ho mantenuti”.



SILVANA PAMPANINI: “MI STAVO PER SPOSARE, MA LUI È MORTO”

Eppure, Silvana Pampanini in un’occasione precisa è arrivata a un passo dal matrimonio. “Ma lui è morto, un mese prima delle nozze – dichiarò a Cesare Lanza, giornalista de ‘La Verità’-. Era gelosissimo. Ma di Silvana, di Silvanella come mi chiamavano gli intimi, non della diva. Ho sempre in mente i suoi occhi con i riflessi verdi”. L’attrice, che in politica ammirava Andreotti, per sua stessa ammissione, ha rivelato alcuni retroscena sui suoi colleghi, a cominciare da Alberto Sordi: “Un fratellone, un po’ tirchio, anzi molto tirchio, ma buono. A proposito di matrimonio, una volta lui ha detto che non si è sposato perché io gli ho detto no”. Marcello Mastroianni era “un bambinone capriccioso. Sapevo tutto di lui e lui mi supplicava di tenere il silenzio sulle sue avventure”, mentre Federico Fellini era “grande, ma anche sporcaccione, con un’idea fissa. Voleva che facessi le porcherie con lui”. Luchino Visconti, invece, “aveva una villa a Ischia vicina alla mia. Un marpione di classe”, Alain Delon “è sentimentale, ma un po’ carogna. Spregiudicato. Quanto soffriva Romy Schneider, per il suo rapporto con Visconti”. Totò? “Mi amava tanto. Sono arrivati a dire che Malafemmena l’ha scritta per me. Non ha mai cercato di baciarmi”. Vittorio De Sica, infine, era “simpatico, buono, meraviglioso. E quanto giocava, se entrava in un casinò” e Ugo Tognazzi “un gran bravo attore, ma si era montato la testa. Mi dispiace dirlo”.

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