“Le Iene” torna a occuparsi di Silvana Saguto, la giudice radiata dalla magistratura. Nel servizio Matteo Viviani e Riccardo Spagnoli tornano a occuparsi della Sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Palermo e della giudice che la presiedeva. Il programma di Italia 1 ha trattato diverse volte la vicenda e il processo a suo carico, ma stavolta si ricostruiscono quelli che appaiono come i “tentacoli” del cosiddetto “cerchio magico” che, stando alla Procura di Caltanissetta, sarebbe gravitato attorno all’ex giudice. All’inviato delle Iene la Saguto ha però tuonato: «Quando il tribunale mi condannerà lei avrà modo di dispiacersi, se non mi dovesse condannare lei dovrebbe solo pensare a scusarsi». Matteo Viviani si è infatti presentato da lei per intervistarla: «Il processo lo faccio in tribunale. Vi farò sapere se avrò voglia di parlare con voi. Esiste anche per i giudici la presunzione di innocenza. Ve lo ricordo. Esiste solo il tribunale. Io per adesso non voglio parlare».
SILVANA SAGUTO, EX GIUDICE A LE IENE “VOGLIONO FERMARMI”
Matteo Viviani
, dopo aver raggiunto l’ex giudice Silvana Saguto, le ha riportato alcune dichiarazioni tratte dalle sue intercettazioni. «Ho mandato gli atti alla Procura per queste cose. Quella frase era ironica», dice poi in riferimento ad una telefonata in cui parla di Giovanni Brusca e di beni che non sarebbero stati confiscati. E sulle intercettazioni aggiunge: «Questo lo scrivono i finanzieri, poi vedremo se il tribunale lo riterrà vero. Sono parole mischiate. I fatti che mi vengono contestati non sono veri, sono frutto della travisazione e delle omissioni della Finanza». E questo perché avrebbero voluto fermarla, visto che la sua attività era riuscita ad arrivare a sequestrare l’Eni. A tal proposito ha spiegato: «Brancato è stato confiscato, i Cavallotti sono stati confiscati definitivamente. Tre persone hanno levato. Se lo chiede perché non mi hanno arrestata? Perché non potevano dimostrare che fosse vero».
Dalle intercettazioni pubblicate da “Le Iene” è emersa una rete di protezione: un ex prefetto, un colonnello della Finanza, qualche giornalista e dei magistrati per proteggere Silvana Saguto da quello che è stato scoperto sulla sua gestione della Sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Palermo. L’ex giudice è finita sotto processo con altre 14 persone, accusate a vario titolo di aver sfruttato il sequestro preventivo di beni ai mafiosi per trarre vantaggi a titolo personale ed elargire favori. Il processo ruota attorno alla gestione delle nome di amministratori giudiziari di beni sequestrati e confiscati alla mafia. Silvana Saguto, secondo gli inquirenti, avrebbe dato gli incarichi solo ai suoi fedelissimi in cambio di favori e regali.