Silvano Girotto, Frate Mitra fu fondamentale nelle operazioni anti terrorismo condotte da Dalla Chiesa
Silvano Girotto, meglio conosciuti come Frate Mitra è mancato lo scorso anno, il 31 marzo 2022, all’età di ottantatré anni a causa di un male incurabile. Ma la sua vita è stata alquanto appassionante e intensa, per certi versi molto simile a quella di un film. Ex legionario ed ex frate francescano missionario in America Latina, ha infatti combattuto come guerrigliero in Cile, negli anni Settanta, opponendosi al dittatore Augusto Pinochet. Quindi il ritorno in Italia e la collaborazione con i carabinieri del generale Dalla Chiesa per supportarli nella ricerca e nella cattura di Renato Curcio e Alberto Franceschini, ovvero i fondatori e leader storici dell’organizzazione terroristica.
Così nel 1974, Silvano Girotto si presentò a Pinerolo, fingendosi abilmente un soggetto interessato al loro progetto. Dopo il fermo di Curcio e Franceschini, Silvano Girotto rinunciò alla scorta e nel 1978 fu testimone contro le Brigate Rosse nel processo a Torino. Nel corso della sua vita aveva sposato una donna del Bolivia, diventando padre di due figlie.
Silvano Girotto e la lotta contro le brigate rosse: “Non fu facile agire in quel modo”
Come dicevamo Silvano Girotto ha ricoperto un ruolo fondamentale nella lotta al terrorismo, diventando parte attiva nelle operazioni condotte dal generale Dalla Chiesa. Diversi anni dopo l’arresto dei terroristi, esattamente nel 2002, Frate Mitra decise di riallacciare i contatti con coloro che aveva fatto arrestare e che erano ormai liberi, dopo aver scontato le loro condanne. L’incontro divento realtà grazie all’aiuto di suor Teresilla Barillà. Renato Curcio, pur senza mostrare rancore, si mostrò titubante, mentre Alberto Franceschini accettò di buon grado l’incontro, stabilendo con Silvano Girotto un rapporto tutto sommato cordiale.
“Non è stato facile per me agire in quel modo”, aveva raccontato Frate Mitra in una intervista del 1975 a proposito della cattura dei terroristi. “Ho dovuto superare la ripugnanza istintiva ma irrazionale verso comportamenti che a tratti mi apparivano come disonesti ma ho superato le titubanze riflettendo con sensibilità cristiana e sacerdotale che mi fanno vedere con chiarezza assoluta l’iniziativa della lotta armata nel contesto italiano attuale come un’avventura tragica e senza sbocchi. Io non sono concettualmente contrario alla lotta armata (…) ma lo sono quando essa non è necessaria”.