Uno degli interrogativi più inquietanti sul futuro è certamente l’andamento della popolazione, generalmente rubricato come crisi demografica, soprattutto nel nostro Paese. Il report Istat pubblicato lo scorso novembre restituisce una fotografia preoccupante: la popolazione residente è in decrescita (da circa 60 milioni all’1/1/2020, a 54 nel 2050 e a 47,6 nel 2070); il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3 nel 2050 mentre la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni (da circa il 64% al 53% del totale); entro 10 anni l’81% dei comuni avrà subito un calo di popolazione (87% nel caso di comuni rurali); entro il 2040 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non avrà figli. Nel 2050, l’età media della popolazione si attesterà a 50,7 anni; il 2048 sarà l’anno in cui i decessi potrebbero doppiare le nascite (784 mila vs. 391 mila).



Proprio questo, secondo il prof. A. Rosina (ordinario di demografia e statistica), è l’aspetto più sensibile: “Non il declino della popolazione in sé, ma l’essere diventati il Paese nel quale con più intensità la popolazione anziana e quella giovanile evolvono in direzione opposta, la prima in forte aumento e la seconda in sensibile contrazione. Questi squilibri tra generazioni, già da tempo tra i peggiori al mondo, anziché contenerli li abbiamo lasciati allargare con il crollo continuo, appunto, della natalità e i limiti nella capacità di gestire in modo positivo i flussi migratori”.



Nel 2040, 10,3 milioni di persone saranno destinate a vivere sole. Questo ultimo dato è interessante: gli uomini che vivono da soli passeranno da 3,6 milioni nel 2020 a 4,3 milioni nel 2040 (+17%). Le donne sole sarebbero invece destinate ad aumentare da 5 a 6,1 milioni (+23%). Da un lato evidenzia una diffusione di micro-famiglie, dovuta anche all’instabilità coniugale, che vede aumentare le famiglie composte da un genitore solo, maschio o femmina, con uno o più figli (nel 2020 i monogenitori sono in totale 2,8 milioni, circa l’11% del totale delle famiglie); è anche l’effetto della “mutazione genetica” della famiglia, che, ormai, ha ben poco a che fare con le immagini di copertina degli anni ’70 di giovani coppie felici e sorridenti a spasso con i figli sotto il sole domenicale! Dall’altro lato, visto che la solitudine si accompagna all’avanzare dell’età, l’aumento della sopravvivenza porta a considerare un’ampia fascia di popolazione anziana come soggetti non più solamente passivi, cioè persone da mantenere e basta: è sufficiente pensare alla funzione svolta tradizionalmente dai nonni nella cura dei nipoti e nel sostegno ai figli adulti nella recente crisi economica, potendo contare su un reddito fisso e costante (la pensione) e sui risparmi accumulati.

Si tratta di uno dei motori alla radice dello sviluppo della silver economy, non solo in termini di supporto al peso della vecchiaia (welfare e previdenza), ma anche di consumi, benessere, qualità della vita, ecc., cioè temi tradizionalmente non pensati per gli anziani. Lo stesso Rosina nota che, a livello internazionale, l’Italia del 2050 avrà una popolazione di over 60 di 19 milioni, al secondo posto dopo il Giappone, e osserva che si tratta di un processo irreversibile.

Secondo il ritratto che emerge da un recente studio di Confindustria, l’over 65 medio italiano (non più “anziano”, ma, potremmo dire, “diversamente giovane”) gode di una casa di proprietà, buone disponibilità finanziarie e tempo libero per condurre una vita sociale attiva, relazioni con amici, pratica sport, va in vacanza e si dedica in misura crescente ad attività di volontariato: è, quindi, comprensibilmente, fonte e destinatario di beni e servizi sempre più numerosi e diversificati.

Non manca naturalmente l’impatto delle nuove tecnologie, non soltanto per migliorare l’assistenza socio-sanitaria, nelle sue varie forme, ma anche per creare cose nuove: basti pensare all’impiego dell’intelligenza artificiale per combattere la solitudine, cui accennavo poc’anzi.

Benché apparentemente diversa, a mio avviso, si colloca in questo medesimo ambito la nuova frontiera del finanziamento della lotta contro l’invecchiamento, dei c.d. “investimenti in vita eterna”. Ingenti somme sono state pianificate da Jeff Bezos, con l’acquisto della startup “Altos Labs”, che si occupa di “riprogrammazione cellulare” per invertire la rotta della vita, così da prolungarla in condizioni fisiche al meglio, reclutando esperti accademici e importanti manager del settore farmaceutico.

Insomma, tutti questi temi ci riportano all’inquietudine iniziale: giovane o anziano che sia, l’uomo vuole vivere! Rifiuta di essere considerato un peso per la collettività (familiare o sociale) e di lasciarsi parcheggiare in un angolo. Anche l’economia, dunque, così come qualsiasi prospettiva culturale (laica o religiosa) dovrà affrontare questa sfida. Si tratta, in fondo, di una verità elementare, data con l’esistenza di ognuno di noi.

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