Se da un lato la moglie di Giuseppe Pedrazzini, Marta Ghilardini, si è sentita in dovere di recarsi dagli inquirenti per rilasciare dichiarazioni spontanee sul caso legato alla morte di suo marito e al ritrovamento del suo corpo in fondo a un pozzo a Toano (Reggio Emilia), dall’altro Silvia e Riccardo, rispettivamente figlia e genero del defunto, continuano a ribadire la loro estraneità ai fatti. Le telecamere e i microfoni della trasmissione di Rete 4 “Quarto Grado” li hanno intercettati a seguito della convocazione in Procura della vedova di Beppe e i due hanno manifestato, come già accaduto in passato, apparente serenità in relazione all’attività d’indagine.
A prendere la parola per prima tra Silvia e Riccardo è stata la donna, che ha dichiarato: “Noi non possiamo parlare con mia mamma e non abbiamo la più pallida idea di cosa abbia detto. Se ha qualcosa da dire e ha dei chiarimenti da fare, si rivolga alle giuste istituzioni. Forse lei e il suo avvocato ci faranno sapere qualcosa… La scomparsa di mio padre? Questi aspetti fanno parte delle indagini e se avremo cose da chiarire, lo faremo di fronte alle giuste autorità. La nostra coscienza è a posto, è pulita, non temiamo l’interrogatorio. Sono innocente, mi trovo qui e spero che la magistratura si affretti a capire cosa sia successo. Il trauma del carcere c’è stato, non è una bella esperienza. La cosa che desideriamo di più? Rivedere nostro figlio e scoprire la verità”.
SILVIA E RICCARDO, FIGLIA E GENERO DI GIUSEPPE PEDRAZZINI: “BASTA MENZOGNE, A TUTTO C’È UN LIMITE!”
Terminato il discorso di Silvia, a “Quarto Grado” ha espresso il proprio punto di vista anche il marito, Riccardo Guida: “Forse, come diceva mia moglie, Marta sarà andata a rilasciare dichiarazioni che presumo abbiano a che fare con la scomparsa di Beppe. Cosa avrà detto? Saranno fatti suoi! Forse si sentiva in dovere di perfezionare qualcosa che aveva detto. Siamo un po’ traumatizzati, ma non abbiamo paura. Non abbiamo ucciso noi Beppe e non l’abbiamo buttato noi nel pozzo. I film sono film e la realtà è la realtà. Certo, nel pozzo in qualche modo ci è finito, ma questa situazione avrà una sua logica. I giornalisti, piuttosto, dovrebbero rincorrere chi dice menzogne: c’è gente che sta tirando su un polverone. A tutto c’è un limite, adesso basta”.
L’avvocato di Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida, Ernesto D’Andrea, ha commentato: “Fino a quando non vedremo gli atti processuali, non faremo commenti. Io ho incontrato i miei assistiti, i quali sono assolutamente sereni e si dicono con la coscienza a posto. Non vedono l’ora di chiarire i fatti davanti al magistrato. Dove sarebbe, dunque, la svolta? Voglio ricordare che le misure cautelari erano già state applicate prima delle dichiarazioni della moglie di Giuseppe Pedrazzini”.