Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida, rispettivamente figlia e genero di Giuseppe Pedrazzini, sono intervenuti in qualità di ospiti ai microfoni di “Quarto Grado”, trasmissione di Rete 4, rilasciando un’intervista nella quale hanno innanzitutto rivelato come sia cambiata la loro vita dopo la morte del 77enne. Riccardo ha spiegato che “preghiamo, andiamo in chiesa, mangiamo alla Caritas. Cerchiamo di risparmiare al massimo, perché è tutto molto contato. Stiamo dormendo in auto ed è una cosa al limite della disumanità. È molto difficile, ma aspettiamo con onore. Soltanto la Fede ci sta sostenendo psicologicamente”.



Quando si menziona l’accusa di omicidio, Riccardo Guida storce il naso: “È un’accusa che mi fa ridere, è una parola brutta. Chiunque poteva entrare in quel luogo e, infatti, come potranno verificare i magistrati, ci sono state tantissime segnalazioni al 112 in passato di gente che si aggirava a piedi, con i cavalli o con i quad nei campi”. Silvia ha aggiunto: “Ritengo che mio padre potesse vivere un periodo di oppressione e, a differenza di quello che stanno dicendo gli altri, il problema non fosse in casa, ma fuori. Noi ci volevamo tutti bene, l’ha detto chiunque di noi”.



GIUSEPPE PEDRAZZINI, LA FIGLIA SILVIA E IL GENERO RICCARDO: “BEPPE DICEVA CHE VOLEVA STARE TRANQUILLO”

Il genero di Giuseppe Pedrazzini, Riccardo, ha evidenziato a tal proposito che “alcuni richiedevano continuamente dei soldi, raggirando Beppe. C’erano persone che sottraevano soldi alla nostra famiglia, Beppe subiva una specie di estorsione, di pizzo, per il vino. Personalmente, io non ho mai avuto bisogno di soldi nella mia vita per vivere. Io vendo la mia musica e prima ho lavorato nell’esercito, ho fatto anche una missione in Kosovo, per tanti anni sono stato effettivo, fino a quando mi sono congedato”.



Silvia ha specificato altresì che “nell’ultimo periodo in particolare, quando mio padre, Giuseppe Pedrazzini, ha avuto un episodio di lipotimia a dicembre, diceva che voleva stare tranquillo. Forse fuori casa c’era qualcosa che non glielo permetteva. Lui era una persona a volte anche troppo generosa, dava anche più di quello che doveva dare. Era uno sfruttamento economico continuo”.