Grave lutto nel mondo del ciclismo giovanile: è morta Silvia Piccini, 17enne ciclista originaria di Udine. Come riferisce Il Corriere della Sera, era una studentessa modello della quarta liceo dell’istituto Arturo Malignani di Udine, ed era considerata una promessa del ciclismo femminile italiano, passione ereditata dal papà e dal fratello. E’ venuta a mancare nelle scorse ore dopo un incidente avvenuto martedì pomeriggio, mentre stava circolando in bici su una strada collinare in provincia di Udine.
Il suo mezzo a due ruote è stato travolto da un’auto lungo una via che la giovane Silvia Piccini percorreva praticamente ogni giorno per allenarsi e inseguire il sogno di divenire una campionessa. Quel giorno la giovane Silvia, la cui madre è originaria di Santo Domingo, si era messa in sella attorno alle ore 16:00, e a pochi chilometri da casa un’automobile condotta da una donna l’ha speronata: un impatto violentissimo visto che la 17enne, subito dopo lo scontro è stata trascinata per alcuni metri, per poi finire in un fosso.
SILVIA PICCINI, MORTA GIOVANE PROMESSA CICLISMO: L’ATTESA POI IL DRAMMA
Immediati i soccorsi, ma quando Silvia Piccini è stata “medicata” era già in condizioni disperate: i dottori l’hanno ricoverata presso l’ospedale di Udine, in terapia intensiva. Per giorni tutti i parenti, gli amici, e in generale il mondo del ciclismo friulano, hanno atteso notizie positive dal nosocomio udinese, mentre Dino Giacomuzzi, il sindaco di Sedegliano, si era detto sconvolto per quanto accaduto. Nel contempo, le principali società ciclistiche di Friuli e Veneto (Silvia Piccini faceva parte del team Uc Conscio sul Sile), hanno iniziato a tenersi in contatto, scambiandosi notizie e aggiornamenti sullo stato di salute della ragazza, e anche alcuni campioni come Alessandro De Marchi e Jonathan Milan, avevano fatto il tifo per lei. Dopo la notizia della morte l’ex campione del mondo di ciclocross, Daniele Pontoni, ha rilasciato un commento durissimo: «Non commento l’incidente, ma mi sembra evidente, visto il preoccupante aumento di episodi simili, che i ciclisti sono ormai come birilli sulle strade».