Si è parlato molto nelle ultime ore della conversione all’Islam di Silvia Romano, la giovane milanese liberata dopo 18 mesi in mano ai sequestratori. Silvia, che ora si fa chiamare Aisha, ha spiegato di essersi convertita in maniera spontanea, non volontaria, e sulla questione vi sono diverse ipotesi. Per provare a fare un po’ di chiarezza, il Corriere della Sera ha intervistato padre Antonio Albanese, a lungo in Kenya, che conosce molto bene quelle realtà complicate: “Prima di stupirsi, forse ci si dovrebbe rendere conto di che cosa significhi finire nelle mani di Al Shabaab. Chi conosce la tradizione spirituale e mentale di questa ragazza? Scrivono che forse è incinta, che ci ha offeso presentandosi vestita così, che “abbiamo pagato per una musulmana”… Direi che sia il caso d’astenersi da ogni giudizio”. Padre Albanese, aggiunge che è “prematuro” parlare di sindrome di Stoccoloma, “Chi spara giudizi con tanta leggerezza – prosegue – non sa che cosa sia vivere in Somalia. Un Paese che dal 1991 è in uno stato spaventoso”. Secondo il don non è da escludere che vi sia stato una sorta di scambio fra l’Islam e la vita della ragazza: “L’Islam fanatico ti spinge a uno scambio: la tua conversione in cambio della tua vita. Ne ho conosciuti tanti, di ‘convertiti’”. E ancora: “Ho visto il sorriso di Silvia, all’aeroporto di Ciampino. Ma quel sorriso non mi dice nulla. Non mi convince. C’è sotto qualcosa di molto più complesso”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SILVIA ROMANO “CONVERTITA ALL’ISLAM SPONTANEAMENTE, ORA SONO AISHA”
Silvia Romano aveva chiesto ai suoi carcerieri di poter avere un quaderno per appuntare ogni dettaglio della sua prigionia, poi trasformatosi nel suo diario che però le è stato preso prima della liberazione. Lo ha raccontato ieri al pm Sergio Colaiocco ed ai carabinieri del Ros e prima ancora alla psicologa che l’ha accolta all’ambasciata di Mogadiscio e che le è rimasta accanto anche sul volo che l’ha riportata a casa. A lei, Silvia, ha svelato di essersi convertita volontariamente all’Islam e solo a lei ha rivelato: “Adesso mi chiamo Aisha”. “I primi tempi non ho fatto altro che piangere, poi però mi sono fatta coraggio e ho trovato un equilibrio interiore. Piano piano è cresciuta dentro di me una maturazione che mi ha convinto a convertirmi all’Islam”, ha raccontato al cospetto del pm. Da qui la scelta del nome Aisha, come la moglie favorita di Maometto. Nel corso del suo racconto la giovane cooperante ha ribadito con forza la libera scelta legata alla sua conversione: “non ho ricevuto alcuna pressione”, ha sempre precisato. “La cerimonia di conversione è durata pochi minuti, in cui ho espresso la mia volontà a diventare musulmana. Ho recitato le formule per manifestare la mia convinzione che non c’è Dio all’infuori di Allah. E così mi sento ancora adesso. Io ci credo veramente”, ha aggiunto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“MATRIMONIO? NO, SOLO RISPETTO”
Nel lungo racconto di Silvia Romano agli inquirenti, che stanno indagando sul suo sequestro, c’è anche una parte sulla conversione all’Islam. «È successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata». La cooperante italiana, liberata da 48 ore, ha assicurato di non essere stata mai forzata in questa scelta, che è stata «spontanea». E ha smentito di essersi sposata: «Non c’è stato alcun matrimonio né relazione, solo rispetto». Silvia Romano ha spiegato che in questi mesi le è stato messo a disposizione un Corano «e grazie ai miei carcerieri ho imparato anche un po’ di arabo. Loro mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura. Il mio processo di riconversione è stato lento in questi mesi». La questione però è delicata: secondo alcune fonti dell’intelligence, citate dal Fatto Quotidiano, quella conversione potrebbe essere frutto «della condizione psicologica in cui si è trovata durante il rapimento». Per questo questa circostanza ha assunto rilievo investigativo. (agg. di Silvana Palazzo)
SILVIA ROMANO “CONVERTITA ALL’ISLAM SPONTANEAMENTE”
Silvia Romano conferma di essersi convertita all’Islam durante la prigionia in Somalia. Lo rivela Open, riportando in esclusiva alcune dichiarazioni rilasciate dalla cooperante italiana che in questi minuti è dal pm di Roma Sergio Colaiocco per l’interrogatorio, alla presenza anche degli ufficiali dell’antiterrorismo dei carabinieri. «È vero, mi sono convertita. Ma è stata una mia libera scelta». La volontaria si sarebbe convertita dopo essere stata consegnata al gruppo islamico Al Shabab da parte dei primi rapitori kenioti. «Non c’è stata nessuna costrizione da parte dei rapitori che mi hanno trattato sempre con umanità». Ma Silvia Romano avrebbe toccato anche un altro tema al centro di alcune indiscrezioni: «Non è vero che sono stata costretta a sposarmi, non ho avuto costrizioni fisiche né violenze». Ma ha anche rassicurato circa le sue condizioni: «Sono felicissima, grazie. Sto bene fisicamente e mentalmente. Sono stata forte – ha aggiunto – Grazie alle istituzioni. Ora voglio stare con la mia famiglia». (agg. di Silvana Palazzo)
SILVIA ROMANO CONVERTITA ALL’ISLAM?
Silvia Romano si è convertita all’Islam. A svelarlo è stato la stessa, come riporta l’edizione online del Corriere della Sera. Venerdì notte la giovane è stata avvistato a circa 30 chilometri di distanza dalla città di Mogadisco, dove è avvenuto lo scambio per la liberazione. La ragazza, apparsa in buona salute, è stato trovata con addosso i tipici abiti delle donne somale e il capo coperto. Una volta trasferita presso l’ambasciata italiana le autorità le hanno chiesto se si volesse cambiare, ma lei ha spiegato di essere «una convertita», aggiungendo di volerne «parlare subito con mia mamma appena la rivedrò». La notizia era circolata già nelle scorse settimane, e si parlava della possibilità che Silvia fosse stata costretta a convertirsi per sposare uno dei suoi carcerieri. Come ricorda Il Corriere, è troppo presto per stabilire se la sua conversione sia stata una costrizione o un atto volontario, e solo dopo il rientro in Italia, con strumenti adeguati, si scoprirà la verità.
SILVIA ROMANO, GIALLO DELLA CONVERSIONE E SU RISCATTO
Non è da escludere che qualcosa possa emergere già da oggi, quando la Romano sarà interrogata da magistrati e carabinieri del Ros per ricostruire il dramma vissuto. Dell’eventuale conversione ne ha parlato anche l’ambasciatore italiano in Somalia, Alberto Vecchi: “In questi mesi – le parole riportate da Repubblica.it – vestirsi in questo modo credo sia stata un’abitudine (il riferimento ai vestiti somali ndr) non ritengo possa indicare di per sè un atteggiamento spirituale e comunque su tutti gli aspetti personali è giusto che a parlare sia la giovane”. Tornando alla sua liberazione, la svolta è giunta lo scorso gennaio, dopo il filmato in cui la stessa Silvia Romano diceva di stare bene: era la prova che l’intelligence italiana attendeva, per far scattare l’ultima fase delle trattative e autorizzare il pagamento del riscatto. Nell’operazione di liberazione c’è stata una collaborazione con i servizi segreti somali, ed è stata basilare anche la mediazione dell’intelligence della Turchia, che in quella zona dell’Africa ha un forte controllo. Al momento non è comunque dato sapere quale sia stato il prezzo pagato dall’Italia, ma non è da escludere (solo un’ipotesi), si tratti di circa un paio di milioni di euro, tenendo conto che nel 2012 la liberazione di un ostaggio inglese costò al suo paese un milione e 200mila euro.