Silvia Salis, ex martellista e vicepresidente del CONI dal 2021, è intervenuta sulle colonne del quotidiano “Il Giornale”, per parlare del libro appena pubblicato, dal titolo “La bambina più forte del mondo”, con il quale vuole andare oltre i pregiudizi e i luoghi comuni. Qualcosa in tal senso “sta avvenendo, ma resta un mondo molto maschile – ha sottolineato –. Questa mia storia credo possa aiutare ragazzi e ragazze con inclinazioni un po’ speciali. Mi serviva per far capire che, se hai un sogno, vivi anche con una certa indipendenza e trovi gli spazi per coltivarlo. A volte i ragazzi sono figli dei desideri dei genitori, invece il mio voleva essere un inno alla libertà. Qualcosa che bisogna allenare fin da piccoli”.
Silvia Salis ha tenuto a rimarcare che la forza spesso viene associata a qualcosa di non femminile, invece “le donne possono essere forti e poi essere, anche, quello che pare a loro. Per tutta la mia vita da atleta ho subito lo stupore di chi mi chiedeva: ma sei forte? I bambini devono sentire le bambine come loro pari. Sembra che la bambine siano bamboline di ceramica… Per me è stato un cambiamento in cui mi sentivo realizzata, e poi vivevo fra atleti e atlete forti: il mio canone non era una ragazzina con la taglia 38”.
SILVIA SALIS: “NEL MIO FUTURO VEDO LA POLITICA SPORTIVA”
Nel prosieguo del suo intervento su “Il Giornale”, Silvia Salis ha spiegato che nel suo futuro vede “quello che sto facendo, la politica sportiva. Sono nel posto in cui avrei voluto essere: quando hai una esperienza da condividere, il bello è poter incidere sulla vita delle persone. Il solo fatto di vedere una ex atleta che, a 35 anni, è vicepresidente del CONI è un segnale che le cose stanno cambiando. Alle elementari dicevano che avrei fatto il sindaco di Genova…”. Ai vertici della dirigenza sportiva si vedono più donne, nel quotidiano meno: “La chiave è imparare a fare squadra, uomini e donne insieme, e non presentarsi come un team di genere”, ha detto l’ex martellista.
Infine, una battuta su suo marito, il regista Fausto Brizzi, in passato accusato di molestie (accuse poi archiviate): “Provo tristezza per chi basa le scelte della propria vita su quello che pensano gli altri, che poi non si sa chi siano questi altri. Io mi baso su quello che vedo. Mio marito non è stato assolto: non c’erano elementi per far partire il procedimento. Parliamo di niente”.