Silvia Salis, vice presidente vicario del Coni, ed ex campionessa del lancio martello, è stata intervistata stamane dai microfoni del programma Weely, su Rai Uno. “Già da bambina avevo questa propensione al non pormi limiti di genere – ha raccontato Silvia Salis – e questo nella vita mi ha aiutato, mi ha permesso di trovare la mia strada più velocemente, è la fortuna della mia vita, e io insisto molto su questo, scegliere la propria strada senza condizionamento”. Poi ha proseguito, raccontando: “Io sono la figlia del custode del campo di atletica di Genova, ho iniziato a fare atletica molto giovane e poi mi sono innamorata di questo sport che all’inizio era solo per i maschi, c’era un po’ di resistenza attorno a me, non nella mia famiglia, mi dicevano che mi sarei rovinata ecc ecc, retaggi che le donne spesse subiscono in queste situazioni, mi hanno incoraggiato le persone che mi volevano bene, scoraggiato quelle a cui glielo permetti, io ero molto determinata non li ascoltavo, era uno sport che negli anni mi ha permesso di partecipare ai giochi olimpici”.



Silvia Salis viene da una famiglia di sportivi dove lo sport è un elemento essenziale di crescita ed educazione: “Siamo una famiglia di sportivi, mia mamma giocava a pallanuoto, mia mamma ha sempre seguito con grande partecipazione, lo sport in famiglia è un elemento fondamentale di crescita, un elemento culturale”. E ancora: “Sono diventata una donna forte grazie allo sport, programmare a lungo termine ti aiuta a superare ostacoli a breve termine, è molto complicato quando sei giovane perchè vuoi tutto subito, e non capisci perchè certe cose non puoi averle, mentre lo sport ti aiuta a programmare e ad avere a che fare con persone migliori di te indipendentemente dal tuo impegno”.



SILVIA SALIS: “ECCO COSA SI PROVA QUANDO STAI PER LANCIARE”

Ma cosa passava nella testa a Silvia Salis quando saliva sulla pedana per lanciare: “Prepari un qualcosa tutta la vita e quindi ci sono elementi contrastanti; da un lato è un gesto automatico, pensi a quello che vuoi ottenere, cerchi di controllare le emozioni. E’ più un controllo del momento. Il gesto? Ruoti 4 volte poi lascia andare il martello al posto giusto. adesso ho appeso il martello al chiodo e non ho più lanciato, ho smesso per due anni di sofferenza per la pubalgia, una cosa rognosa e difficile da curare. erano due anni di terapie e alla fine ho smesso”.



Quindi Silvia Salis è tornata a parlare di quando era bimba: “Io ero esuberante, i miei genitori alle elementari venivano spesso richiamati, per loro mi vedevano come normale e tutto sotto controllo, ma mi annoiavo velocemente ed all’interno di una classe non era semplice, vivere in un campo d’atletica per me è stato come un sogno, un parco giochi”. Chiusura dedicata al suo matrimonio con Fausto Brizzi, nozze celebrate un po’ controcorrente, da soli in piena pandemia: “Abbiamo deciso di sposarci in un momento in cui nessuno lo faceva più, non potevamo fare festa, ricevimenti, avere gli amici, ma abbiamo pensato che il matrimonio doveva avere l’essenziale, marito e moglie. Ci siamo sposati da soli in Campidoglio, e poi siamo andati a mangiare vestiti da sposi in una trattoria romana, lo consiglio a tutti”.