Poteva lavorare in tv o fare la modella, invece Silvia Salis ha scelto lo sport, in particolare il lancio del martello. Ora è vicepresidente vicario del Coni, ma è nota anche per essere la moglie di Fausto Brizzi. A proposito del marito, nell’intervista al Fatto Quotidiano ha parlato delle accuse di molestie che ha ricevuto in passato: “Non ne penso nulla. Sono donne che in quel momento non hanno avuto l’acume di capire che venivano utilizzate e che si sono prestate a una situazione più grande“. Un commento diplomatico: “Il problema non sono loro e la questione è superata dai fatti“.



Silvia Salis non si definisce, comunque, una donna di potere, ma che sa stare nei luoghi di potere, come del resto dimostra la sua carriera. In futuro, però, potrebbe pensare anche di entrare nel mondo dello spettacolo, magari per un reality, sebbene si definisca comunque una donna di sport: “L’Isola dei famosi sarebbe una sfida interessante“. La moglie di Fausto Brizzi non è spaventata dai sacrifici, di sicuro il carattere non le manca. “Se per stronza vuol dire che se ho in testa un’idea è difficile farmele cambiare, allora sì“.



“FAUSTO BRIZZI MI PRENDE IN GIRO PERCHÉ…”

La passione per lo sport di Silvia Salis gliel’ha trasmessa il padre, custode del campo di atletica di Genova. Guardava gli atleti allenarsi, ma lei era attratta dalla gabbia al centro della struttura, quella per il lancio del martello o del disco. A sette anni ha iniziato ad allenarsi, affascinata dallo sport, infatti si definisce “sanamente competitiva“. Quel che conta è non lasciarsi andare ad armi illecite. “Chi ama competere lo fa in primis contro se stesso: diventa una forma di crescita“. Nell’intervista al Fatto Quotidiano, Silvia Salis spiega anche che quando perdeva se la prendeva con se stessa. “Poi quando sei una atleta tutto diventa fatale, come gli infortuni”. Ma non piangeva, si innervosiva. “Fausto (Brizzi, ndr) mi prende in giro perché non piango mai, giusto con tre film“. Per lo sport, comunque, ha rinunciato alla vita normale, ma il suo obiettivo erano le Olimpiadi. “Per vincerle? Ho capito presto che non ci sarei riuscita, bastava partecipare“. Sicuramente questo è stato un dolore, “poi è diventata la fortuna della mia vita: ho puntato su altro“. Infatti, si è iscritta a Scienze politiche e si è dedicata alla politica sportiva. “Avevo la pubalgia da due anni“. Quando il medico le ha detto che non sarebbe tornata come prima, ha capito che era il momento di lasciare l’attività sportiva.

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