Silvia Toffanin è sicuramente uno dei volti più amanti ed apprezzati della rete ammiraglia di Casa Mediaset. Anche il suo essere così defilata, rilasciando pochissime interviste e andando ospite centellinando le apparizioni, da sempre, appassiona i fan. Intervistata tra le pagine di Grazia, si è raccontata a tutto tondo, lasciando intravedere anche aspetti inediti della sua personalità, comprese le comuni paure della vita. La storia tra Silvia Toffanin e Pier Silvio Berlusconi per esempio, si è rivelata serissima fin dalle prime battute. Ecco perché, la conduttrice di Verissimo ha deciso di presentarlo in famiglia, solamente un anno dopo, per essere sicura al 100%. “A mio padre l’ho presentato un anno dopo. La prima cosa che ha detto a Pier Silvio? Io comunque sono dell’Inter”. Dalla loro relazione sono nati anche due bambini: Lorenzo Mattia e Sofia Valentina, che oggi hanno rispettivamente 9 e 4 anni. Proprio per salvaguardarli, la Toffanin ha deciso di farli crescere in provincia e non a Milano. “Volevo dare ai miei figli il mare e un po’ dell’infanzia che ho avuto io”, ha spiegato. In ultimo, ha raccontato di essere una mamma molto presente: “Che mamma sono? Se sente i miei figli pesante. Mi dicono: “Perché non ti vesti così anche con noi?”. Una volta, un’unica volta, mi è capitato di accompagnare mio figlio al pulmino in pigiama con sopra il cappotto. Eravamo in ritardo. Da quel giorno lui si raccomanda: “Vestiti bene, mamma”. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
La Toffanin senza filtri
Silvia Toffanin, si racconta senza filtri tra le pagine di Grazia, settimanale in uscita domani, giovedì 25 aprile 2019, in tutte le edicole. La conduttrice di Verissimo, parla delle sue “debolezze”, di cosa la spaventa e della sua infanzia, guardando “Non è la Rai”, programma ideato da Gianni Boncompagni. “Ma non volevo essere una di loro”, precisa. Sulla rivista diretta da Silvia Grilli, la conduttrice ha parlato anche della sua infanzia a Cartigliano, provincia di Vicenza, 3.000 abitanti. La sua mamma lavorava come bidella mentre il papà faceva l’operaio: “I miei genitori lavoravano, e io passavo molto tempo coi nonni. Il nonno mi raccontava i pettegolezzi del posto. Mi coinvolgevano nelle loro attività: Rosario, processione durante il mese della Madonna. Briscola, Settebello. Giocavamo spesso a carte, vincevo”. Da ragazzina pochissimi innamoramenti: “Direi nessuno, con mio padre geloso. In paese usava che i ragazzi, le comitive di amici citofonassero per dire “scendi”, senza esserci messi d’accordo prima. Rispondeva mio padre, e ogni volta: “Silvia non c’è”. Non mi faceva uscire. Ogni tanto mi permetteva di andare in discoteca, a condizione che mi accompagnasse lui. Mi aspettava chiuso in macchina nel parcheggio. Inutile dirgli di andarsene a casa per tornare a riprendermi. Non si muoveva da lì”.
Silvia Toffanin, dagli inizi al successo odierno
Silvia Toffanin a 18 anni si trasferisce a Roma, per merito dei risparmi dei nonni. “”Vai, viaggia”, diceva mamma, “non fare come me che sono rimasta qui”. Lo stesso mio padre. Era come se mi stesse dicendo: “io ti ho insegnato a camminare, ora tocca a te””. Poi Milano, Parigi, Atene, Londra, Barcellona. “Avevo iniziato a lavorare molto”. L’ambiente della moda però, non faceva per lei. “Io mi sento sempre un pochino a disagio. Ovunque, anche oggi. Allora avevo paura di tutto, il mio freno o salvezza è stata la paura. Paura di uscire, paura delle menzogne. La mia vita erano lavoro e casa”. Oggi è compagna realizzata, conduttrice sensibile e mamma felice di Lorenzo e Sofia (di 8 e 3 anni). “Da bambina sognavo i vestiti. A 14 anni, con i soldi dei primi lavori, servizi fotografici per cataloghi di negozi della zona, in genere tute da sci, compravo i vestiti. Mia madre ha conservato di sicuro i cataloghi. Me ne sono andata di casa che avevo sulla parete i poster di Claudia Schiffer, sul letto i pupazzi, ed è ancora tutto lì. La mia cameretta è rimasta intatta”.