Silvio Berlusconi è morto: finisce una lunga era per la storia dell’Italia e pure la politica da oggi non sarà più la stessa. Bando alle banalità, il Cavaliere è stato negli ultimi 30 anni l’unico vero politico in grado di cambiare gli scenari tanto italiani quanto internazionali. A torto o a ragione, tra chi lo odia e lo idolatra, tra i critici e i rivali: tutti non possono non riconoscere l’eccezionalità umana e politica di uno statista come (forse) non se ne vedevano dai tempi di Craxi e della Prima Repubblica. Berlusconi ha saputo traghettare la “vecchia” politica nella modernità, costruendo un progetto politico inedito chiamato ancora oggi Centrodestra.
Tre volte Presidente del Consiglio, fondatore di Forza Italia e “federatore” di questi ultimi anni di Centrodestra che hanno visto prima l’ascesa di Matteo Salvini e oggi l’arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, prima donna nella storia repubblicana. «Berlusconi è stato un grande leader politico che ha segnato la storia della nostra Repubblica, incidendo su paradigmi, usi e linguaggi»: così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella inquadra il tema, il Cavaliere è stato un vero “innovatore” politico il cui peso si sentirà eccome nei prossimi anni. Salvini, oltre a perdere un amico, è sincero quando dice in queste ore difficili «senza Berlusconi sarà più difficile, metteva tutti d’accordo». Lavorare di sponda tra Lega, FdI e FI ora sarà sicuramente più complesso proprio perché mancherà la figura di Berlusconi nelle trame diplomatiche “distensive” di cui era maestro. Ha impresso «vere e proprie svolte nel mondo della politica, della comunicazione e dell’impresa. con lui l’Italia ha imparato che non doveva mai farsi imporre dei limiti. Ha imparato che non doveva mai darsi per vinta. Con lui noi abbiamo combattuto, vinto, perso molte battaglie. E anche per lui porteremo a casa gli obiettivi che, insieme, ci eravamo dati. Addio Silvio»: è così che il saluto di Giorgia Meloni lega l’addio umano e sociale ad un protagonista come Berlusconi, ad un anticipo di ciò che sarà il suo “lascito”
Già, quale sarà la vera eredità politica di Berlusconi? Va ricordato infatti che in termini di eredi “personali”, nessuno è stato finora in grado di raccogliere il testimone di una capacità aggregativa in grado di unire cattolici, liberali e socialisti. Alfano, Toti, Tajani, addirittura Renzi (in qualche modo anche Salvini e Meloni): chiunque è stato accostato negli anni al ruolo di “erede” di Silvio non ha mantenuto poi quella medesima portata politica. Ma il tema ora è guardare in avanti, come del resto ha sempre cercato di fare tra molte luci e qualche ombra lo stesso Cav: e così, ancora una volta, a lanciare l’eredità di Berlusconi è stato… Berlusconi stesso. Nella sua ultima intervista prima della morte a “Il Giornale” il leader ed ex Premier ha delineato la vera prossima svolta da qui ad un anno: «In Europa una maggioranza di centrodestra sarebbe una svolta importante e darebbe nuovo impulso al funzionamento delle istituzioni europee, superando ogni residua forma di scetticismo verso la casa comunitaria. Io credo che noi popolari, con i liberali e i conservatori, rappresentiamo la maggioranza degli europei, una maggioranza con un’idea ben chiara dell’identità d’Europa, delle sue radici liberali e giudaico-cristiane, del suo ruolo attivo nel mondo. Ovviamente considero indispensabile che i nostri alleati italiani siano di questa partita. Se dentro o fuori dal PPE lo devono decidere prima di tutto loro».
Da Tajani a Salvini fino alla Premier Meloni, la vera scommessa ed eredità post-Berlusconi sarà proprio il realizzare in Europa – tra Ppe, Conservatori, Identità e Democrazia – quella “rivoluzione liberale” iniziata in Italia nel 1994 con la “discesa in campo” di quel carismatico imprenditore e Presidente del Milan che risponde al nome di Silvio Berlusconi. Per farlo si dovrà in primo luogo trovare il “nuovo” equilibrio nella gestione del Governo, con la Premier Meloni che dovrà lavorare molto più di sponda con Lega e FI per arrivare pronti al traguardo di fine Legislatura (tra riforme, welfare e Fisco); ma soprattutto ci dovrà essere quel abbrivio al dialogo tra Ppe e gli altri partiti europei del Centrodestra per evitare una nuova “maggioranza Ursula”. Non sarà facile ma dopo gli anni dell’austerity e delle eco-follie, della tentata disgregazione del patrimonio cristiano dell’Europa, la svolta serve nel “nome” di chi l’aveva già cominciata in Italia: «siamo gli unici testimoni e gli unici continuatori della tradizione liberale, della tradizione cristiana, garantista, europeista e atlantista». Firmato, Silvio Berlusconi.