SILVIO BERLUSCONI: UN PRESIDENTE VISIONARIO

Silvio Berlusconi è morto: ci sarebbe tantissimo da dire anche sulla figura di presidente “sportivo”, perché il Cavaliere ha realmente segnato un’epoca. Poco più di trent’anni alla guida del Milan, poi patron del Monza: non c’è dubbio alcuno sul fatto che Berlusconi sia stato, tra le figure del calcio moderno, una delle persone più influenti nella storia. La sua avventura è cominciata nel febbraio 1986: all’epoca, Berlusconi ha acquistato il Milan da Giussy Farina (che aveva in realtà già lasciato al figlio).



Una società gloriosa, ma reduce da due retrocessioni in Serie B (uno per lo scandalo del Totonero, l’altra sul campo) e piena di debiti: quando si presentò a Milanello a bordo di un elicottero non tutti immaginarono nell’immediato quello che sarebbe potuto succedere. Eppure, lo si sarebbe visto: le prime mosse di Berlusconi come presidente del Milan furono sostanzialmente due, ovvero strappare Roberto Donadoni alla Juventus e affidare la squadra alla guida di Arrigo Sacchi, che aveva portato il Parma in Serie B.



L’EPOPEA DEL GRANDE MILAN

Fu un trionfo: già allo sbocciare degli anni Novanta il Milan aveva vinto uno scudetto e due Coppe dei Campioni, oltre a due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali. I rossoneri erano diventati una superpotenza del calcio mondiale, Berlusconi ne era l’artefice: gli acquisti di lusso in quell’epoca si sprecano, si va dal trio olandese (Marco Van Basten, Ruud Gullit, Frank Rijkaard) al portiere della nazionale Giovanni Galli, passando ancora per il talento di Dejan Savicevic e Zvonimir Boban e arrivando a Jean-Pierre Papin, Marcel Desailly e, in epoca più recente, Manuel Rui Costa e Alessandro Nesta, tutti giocatori con cui il Milan avrebbe scritto la storia, poi altre intuizioni come quella di togliere Fabio Capello dalla scrivania e affidargli una panchina sulla quale Don Fabio avrebbe vinto tre scudetti consecutivi e una Champions League (4-0 al Barcellona di Johan Cruijff) riscrivendo il record, tuttora imbattuto, di partite senza sconfitte in Serie A (sono 58).



Quando nel 2017 Berlusconi ha venduto il Milan a Yonghong Li, il club stava vivendo momenti difficili, si parlava del progetto giovani (già all’epoca) e gli ultimi trionfi erano abbastanza lontani nel tempo, dato anche l’addio di tutti i senatori; al tempo parecchi tifosi chiedevano che il Cavaliere si facesse da parte. Alla fine della storia però il palmarès parla chiaro: otto scudetti, cinque Coppe dei Campioni, cinque Supercoppe Europee, tre Intercontinentali, una Coppa Italia, sette Supercoppe Italiane. Un totale di 29 trofei, praticamente uno a stagione, e 13 soltanto in campo internazionale, cosa che ha reso il Milan uno dei club più titolati al mondo. L’avventura di Berlusconi nel mondo del calcio però non è finita.

L’ULTIMA AVVENTURA: IL MONZA

Nel settembre 2018 infatti il Cavaliere ha scelto di tornare con il suo primo, grande amore: il Monza. Rilevato nel settembre 2018, con il fidatissimo braccio destro Adriano Galliani: la coppia si è ricomposta cinque anni fa per fare grande la squadra brianzola. Con il figlio Paolo nominato presidente, il gioco è stato fatto: già squadra di alta classifica in Serie C, nel giro di due anni il Monza ha conquistato il ritorno in Serie B e, in altre due stagioni, eccolo per la prima volta nella storia in Serie A.

Il lascito di Berlusconi è stato quello di una brillantissima salvezza: undicesimo posto in campionato con 52 punti. Abbiamo certamente solo grattato la superficie del Silvio Berlusconi presidente sportivo: come detto, avremmo davvero tante cose da aggiungere ma, per una volta, anche i numeri possono raccontare la grandezza di una figura che ha sicuramente contribuito a cambiare il calcio.