Invece sì che ce lo aspettavamo. Da anni, si cercava di immaginare quando sarebbe accaduto. Da anni molti lo speravano, anche se poi non avrebbe più avuto senso alcuna loro barricata politica, mediatica. Sapevamo che non era eterno, aldilà delle battute, e che la tenacia e la tempra non bastano, a fronte dei limiti dell’età. Sapevamo anche che doveva lasciare, e non riuscivamo a pensare a chi. Perché non c’era nessuno con la sua autorità, la sua autorevolezza, e sì, i suoi soldi ma davvero sono l’ultima cosa, perché il carisma, o la cazzimma che dir si voglia, non dipende dalle risorse economiche.



Berlusconi davvero ha fatto la storia del Paese, che ha amato profondamente. Non era solo interesse familiare e aziendale che l’ha mosso ad entrare in politica. Non ci ha guadagnato, se non in fama. È stato massacrato da un numero di processi incredibile, e ingiustificabile. Ed è stato incastrato per una questione fiscale di minima entità, a fronte delle contribuzioni stellari di tutta la sua carriera. Condannato, umiliato, e tradito più volte, anche dai suoi, fatto fuori dal Governo che bene o male teneva in pugno da vent’anni, con un similgolpe. Certo, il potere gli è servito, l’ha manovrato ad hoc, e molto si può dissentire sulle leggi ad personam e le scelte dei maggiorenti del suo partito, e dei ruoli chiave della macchina dello Stato. Leggi ad personam e nomine che ha subito, a sua volta.



Si può dissentire sulle sue condotte morali, sulle bugie, sui vizi  vizietti che peraltro condivide con tanti politici celebri, italiani e non, molto meno additati al pubblico ludibrio di lui. Ha avuto tantissimi nemici, molti lacchè, pochissimi veri amici, e non saprei farne i nomi, se non i certi, Confalonieri, Letta, Dell’Utri, Galliani. Sta alla coscienza sua e al giudizio del buon Dio occuparsi dei suoi peccati, senza evocare con soddisfatto e livoroso compiacimento questo giudizio come l’ultima offesa, l’ultima gogna, come elegantemente ha fatto Travaglio oggi stesso sul suo giornale.



Berlusconi dopo il cataclisma di Tangentopoli, pulizia a senso unico, ha preso quel che restava di mezzi Dc e Psi smarriti e li ha messi insieme, puntando a un nuovo bipolarismo, conservatori/progressisti, ridando dignità e ruolo politico a partiti che erano stati messi al bando nel Paese. “Razzisti” gli uni, “fascisti” gli altri. E Bossi e Fini invece sono diventati uomini di Stato, pacati, controllati e cambiati, e hanno sdoganato idee ed elettori.

L’alternativa? Ahi ahi, uno strapotere inaccettabile della magistratura a fianco del partito di riferimento, Pci, e le sue diverse emanazioni, che hanno fagocitato e radicalmente mutato le regole d’ingaggio ideali di tanti, trasformati in ruote di scorta, inascoltati e cacciati poco a poco dalla scena. Gli dobbiamo essere grati, dal mio punto di vista. Come della scelta per l’Europa, mai succube ai potentati di turno, che era ed è l’unica opzione, nonostante le pecche e i sacrifici. È stato un dominus, e non ha creato figli, eredi. Uno ad uno, la Succession di Forza Italia mostra una selva di croci. Credeva di essere insostituibile, credeva di non poter delegare mai. Un imperatore, e gli imperatori perdono la testa, i congiurati prima o poi riescono nei loro intenti. Ma ha rispettato le regole della democrazia, è stato votato, rivotato, e anche i numeri bassi del suo partito al presente sono tutti suoi.

Un partito liberale, nel senso etimologico del termine, che rispetti l’alternanza, potrà ancora esistere senza di lui? Difficile crederlo, oggi. Una simile genialità imprenditoriale potremo ancora vederla? Difficile pensarlo. Una simile intelligenza comunicativa, la sua fame mediatica e la sua illuminata capacità di sentire il polso del Paese, la individuiamo in chi? Nessuno. La sua vitalità, esagerata, invadente, invasiva, sfacciata, non ha emuli credibili e soprattutto di successo. Come il suo cinismo, che è il risvolto cattivo del realismo, e basterebbe citare l’ambiguità delle sue prese di posizione sulla guerra in Ucraina e i legami indicibili con Putin per tratteggiarlo. De mortuis nisi bonum e parce sepulti non varranno per lui. Ancora sarà occasione di divisioni e rabbiose e invidiose esternazioni. Speriamo che presto l’ideologia lasci il posto al giudizio solo politico, e storico. E speriamo che almeno i suoi familiari non si scannino post mortem. Sarebbe il suo lascito più importante, e quello che gli sta senz’altro più a cuore.

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