Silvio Orlando porta in scena il suo rimpianto più grande: la paternità mancata. Lo fa tra cinema e teatro, come racconta al Corriere della Sera: da una parte dando voce a teatro (il 4 luglio nel cortile della Reggia di Capodimonte, nell’ambito del Napoli Teatro Festival) ad un bambino figlio di una prostituta con “La vita davanti a sé”, tratto dal romanzo omonimo dello scrittore lituano Romain Gary; dall’altra interpretando una sorta di padre adottivo di un bambino in fuga, figlio di camorristi, nel film che inizierà a girare a settembre, ancora una volta a Napoli, dal titolo «Il bambino nascosto», dal romanzo omonimo di Roberto Andò. Orlando a tal proposito ammette: “Curiosa coincidenza di due ruoli speculari? Bè, direi di sì, soprattutto per me che non ho avuto figli, faccio il figlio e il padre. Il sentimento nascosto della mia paternità mancata, che rivivo attraverso questi personaggi ha qualcosa di straziante. Tante volte ho pensato a come avrebbe potuto essere un mio figlio immaginario, quello che non ho mai avuto”.



SILVIO ORLANDO: “MIA MOGLIE MI HA REDARGUITO COME AVESSI PARTECIPATO AD UN’ORGIA”

Di certo per Silvio Orlando il ritorno in scena dopo l’emergenza coronavirus è una sorta di rinascita: “Assolutamente sì. È anche un atto di fede per il futuro. È tornare a parlare al pubblico, proponendo un testo con dei contenuti. In tutti questi mesi siamo stati subissati da testi di altro genere: decreti legge, bollettini medici, proclami ministeriali… Durante il lock down ci siamo anche infiacchiti, diciamo la verità: io non sono mai uscito di casa per 7 settimane, neanche per portare giù la spazzatura”. Tanta paura del contagio? Silvio Orlando rimbalza le responsabilità: “Non io, piuttosto mia moglie (l’attrice Maria Laura Rondanini ndr). È un’integralista, e in fondo ha anche ragione, perché io invece sono un po’ fatalista…lei pensava che dovessimo stare chiusi in casa incellofanati. Un giorno, che mi sono avvicinato a un’amica attrice e per salutarla le ho sfiorato la guancia, mi ha redarguito duramente come avessi partecipato a un’orgia. Mia moglie, d’altronde, aveva già prima della pandemia l’idea che il mondo fosse infetto: il Covid-19 è stato il trionfo della sua teoria. Ma adesso si cambia, finalmente, si torna alla creatività artistica: è l’unica cosa che so fare, so solo recitare e andare in scena, se non posso fare questo, la mia vita non ha senso. Si apre un sipario simbolico, oltreché reale, e la cosa mi riempie il cuore di gioia”.

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