Silvio Orlando, protagonista dello spettacolo teatrale Si nota all’imbrunire, sarà ospite della puntata di stasera de Le parole della settimana per un’intervista con Massimo Gramellini. La sua è una commedia dolceamara, nella quale interpreta un uomo che, per sua libera scelta, vive isolato in un paese deserto. “Anch’io a volte ne sento il richiamo…”, ammette Orlando in un’intervista a Tgcom24. La solitudine, per lui, è l'”anoressia dell’anima”, una malattia di cui soffre anche il protagonista dello spettacolo: “Non ho mai provato l’anoressia, anzi tutt’altro, ma credo che si tratti un po’ della stessa cosa. Quel poter fare a meno degli altri, quel voler essere autarchico, indipendente da altri, quel rifuggire dalla realtà arrogante e volgare. Una sorta di piccola rivoluzione individuale, che purtroppo, come sappiamo spesso succede per le piccole rivoluzioni individuali, spesso finisce in tragedia individuale”. La pièce, scritta e diretta da Lucia Calamaro, è in scena in questi giorni fino al 17 novembre. Nel cast anche Vincenzo Nemolato, Roberto Nobile, Alice Rendini e Maria Laura Rondanini.



Silvio Orlando protagonista di Si nota all’imbrunire

Silvio Orlando non ha avuto nessun problema a rendere credibile il suo personaggio. La solitudine, lui, la sente dentro come un richiamo. Persino la sua risata è malinconica, “quindi io lo capisco questo Silvio e mi chiedo se non abbia un po’ ragione”. “Non so se c’è un ritorno da questa patologia, in fondo si sta bene da soli e ci si basta, l’insofferenza per gli altri è un sentimento molto diffuso oggi, siamo diventati degli esseri autarchici che riescono a vivere da soli in maniera soddisfacente”. E continua: “Per me fare teatro è una forma di solitudine sociale, è un rifugiarsi in un luogo e in uno spazio in cui stare bene, qualcosa di molto vicino alla solitudine dal mondo. Per me quindi anche il teatro in fondo è un paese spopolato, in cui vivere una sorta di decrescita felice”.



Silvio Orlando e il teatro

Silvio Orlando è nato per stare sul palco. “Ho cominciato a fare teatro perché mi riusciva naturale e facile, senza sforzo. Mentre tutto fuori mi risultava difficile appena sono arrivato al teatro ho sentito che era il mio posto, che mi permetteva di arrivare a chiunque. Ho trovato l’epifania”. Riguardo all’attualità della trama, l’attore commenta: “È vitale per me poter dialogare con i nostri contemporanei, diminuire la distanza con il pubblico seduto in sala. Questo è lo scopo del teatro, che è nato per gli analfabeti, quelli che non sapevano leggere e scrivere andavano a teatro per sentirsi raccontare delle storie. Poi col tempo il teatro si è come rassegnato a raccontare qualcosa di già successo e ha smesso di essere luogo di dibattito civile. Oggi sembra più un club elitario, che fa cose raffinate che però non parlano al popolo”.

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