Al “Filming Italy Sardegna Festival”, Silvio Orlando, arista che vanta un gran curriculum con partecipazioni in film di Nanni Moretti, Paolo Sorrentino, Pupi Avati, Michele Placido, Paolo Virzì e tanti altri ancora, parla di come sia cambiato il ruolo dell’attore. Parlando ai giornalisti presenti, spiega: “Gli attori della mia generazione pensavano di essere soggetti politici: il nostro essere ‘umani’ serviva, la nostra opinione era importante”. Oggi, invece, gli attori “hanno un atteggiamento più timido, li vedo più impauriti”. Tanti, secondo Orlando, sono addirittura più bravi tecnicamente ma “noi avevamo in più questo fatto di sentirci utili alle sorti del mondo. Per me, quello dell’attore è uno dei mestieri più politici che ci siano”.
Per Silvio Orlando, infatti, il suo non è un semplice mestiere: prima di interpretare, lui cerca di immergersi nella storia, dando qualcosa di lui al personaggio che interpreta e viceversa: “Quando lavoro mi metto a servizio della storia. La mia storia attoriale è quella di partire da me, da come sono fatto, di cercare nella mia vita quello che mi serve per il personaggio. Questa abitudine, questo aspetto umano è il mio effetto speciale, il mio quid” sottolinea.
Silvio Orlando: “Ho fatto la carriera che immaginavo”
Quello dell’attore è un mestiere politico, eppure Silvio Orlando non ha mai fatto distinzioni sul lavoro, come precisa ai giornalisti presenti al “Filming Italy Sardegna Festival”: “Non sono mai stato un settario, ho lavorato sia con Nanni Moretti che per Berlusconi. Facevo ciò che sentivo mi facesse crescere, senza perdere di vista un mio baricentro. Quando sentivo che stavo per perdermi ho sempre cercato di mantenere una mia dignità”. A quasi settant’anni, ora, Orlando è pronto ad andare in pensione, tanto da definirsi appunto “pensionato”: “Ho fatto una carriera che era quella che immaginavo e che avrei voluto. Ora mi sto dedicando ad essere un essere umano più decente” conclude.