La movida violenta nel cuore di Milano tra coltelli, pistole, tradimenti e spedizioni punitive senza sconti: sono gli ingredienti di quella che le cronache chiamano “la faida tra trapper”, una guerra “intestina” tra bande rivali che da mesi appare sempre più rovente sul tavolo degli inquirenti. Una storia dai contorni da far west in cui si innesterebbe anche il ruolo di due giovani donne ritenute in qualche modo coinvolte nelle fasi organizzative degli agguati. Un universo di vite al limite su cui ora sono in corso le indagini, con un’inchiesta che vedrebbe centrali le figure di Simba La Rue e del socio Baby Gang.



Entrambi sono stati arrestati con altre 9 persone in merito alla violenta rissa esplosa la notte tra il 2 e il 3 luglio scorsi in via Alessio di Tocqueville, zona corso Como, cuore nevralgico della movida milanese, in cui rimasero gambizzati due 26enni senegalesi che sarebbero stati colpiti perché ritenuti registi di alcuni torti alla loro crew. Simba La Rue e Baby Gang, nomi d’arte di Mohamed Lamine Saida e Zaccaria Mouhib, per l’accusa avrebbero preso parte all’aggressione che avrebbe coinvolto oltre dieci persone e, nelle concitate fasi della rissa, sarebbero state usate come oggetti d’offesa persino le stampelle che Simba La Rue portava a causa dell’agguato subito nel giugno precedente dalla banda di Baby Touché. Perché questa storia si intreccia con altre e affonda le radici in vicende che vanno più indietro nel tempo.



Sparatoria in zona corso Como a Milano, arrestate 11 persone tra cui Simba La Rue e Baby Gang

Per i fatti del luglio scorso in via Tocqueville a Milano, non lontano da corso Como, sono state arrestate 11 persone e tra queste, come riportato dall’Ansa, figurano anche i trapper Simba La Rue e Baby Gang. Due nomi che risulterebbero centrali nella ormai nota “faida” tra gruppi rivali che infiammerebbe di violenza e vendette il cuore della movida lombarda fino a spingersi all’uso di armi da fuoco. Non solo risse con calci e pugni, ma anche agguati in piena regola in cui si vince o si muore. Nel bilancio dell’operazione congiunta di polizia e carabinieri condotta nel capoluogo lombardo, anche le misure cautelari a carico dei due manager di Simba La Rue e Baby Gang e di alcuni amici tra cui due minorenni. In sede di interrogatorio di garanzia, parlando dell’episodio della gambizzazione contestatogli, Baby Gang avrebbe riferito agli inquirenti di aver agito per “legittima difesa” davanti al rischio di subire una rapina da parte dei due senegalesi. Il 21enne avrebbe temuto di perdere le sue collane d’oro, riporta Il Corriere della Sera, e davanti al gip di Monza, che avrebbe confermato la custodia cautelare in carcere, avrebbe ammesso la detenzione della pistola trovata nella sua abitazione. Un’arma che il trapper – ha dichiarato il suo legale Nicolò Vecchioni all’Ansa – avrebbe spiegato di avere “per difesa personale“.



Le bande di Simba La Rue e Baby Gang avrebbero fatto fronte unico contro quella di Baby Touché (vero nome Mohamed Amine Amagour), trapper padovano che ai primi del giugno scorso sarebbe stato aggredito da giovani riconducibili alla gang rivale finendo per essere costretto a salire su un veicolo e a restare nelle loro mani per alcune ore. Un altro tassello del mosaico ben più ampio di una faida che avrebbe registrato parecchi episodi violenti e un tentato omicidio. Quest’ultima contestazione, riporta la Repubblica, riguarda quanto sarebbe accaduto a Simba La Rue dopo il presunto sequestro di Baby Touché: il trapper sarebbe stato accoltellato e ferito a una gamba per vendetta a Treviolo, in provincia di Bergamo, e i carabinieri avrebbero eseguito quattro arresti per la vicenda. I giovani destinatari di misura cautelare sarebbero ritenuti parte di una trama capillare di azioni violente reciproche tra le gang rivali di Simba La Rue e Baby Touché, la prima attiva nel Milanese e la seconda nel Padovano. Tra i presunti mandanti dell’agguato ai danni di Simba La Rue del giugno scorso, secondo l’accusa, la sua fidanzata 31enne.

I nomi di due donne nell’inchiesta sulla faida tra trapper

La giovane donna coinvolta nell’inchiesta sul tentato omicidio di Simba La Rue consumato a Treviolo, Bergamo, nel giugno scorso, sarebbe la sua fidanzata 31enne. Il suo nome è Barbara Boscali, in arte “Bibi Santi”. Sarebbe accusata, riporta Il Corriere della Sera, di aver avuto un ruolo da “esca” nell’aggressione ai danni del trapper e secondo quanto finora ricostruito avrebbe agito per vendicarsi di presunti maltrattamenti subiti dal fidanzato. La giovane donna sarebbe ritenuta una dei mandanti e sarebbe tra le quattro persone finite in carcere su ordinanza emessa dal gip di Bergamo nei giorni scorsi con l’accusa di tentato omicidio. Oltre al provvedimento a carico di Barbara Boscali, anche quelli indirizzati a tre presunti autori materiali dell’aggressione contro Simba La Rue.

Nell’inchiesta sulla faida tra trapper era spuntato il nome di un’altra giovane appartenente alla gang di Simba La Rue, Sara Ben Salha, 20enne accusata di aver fatto da esca nel contesto di un altro agguato. Secondo gli inquirenti, avrebbe attirato in trappola, con la scusa di un appuntamento, un ragazzo vicino a Baby Touché poi aggredito dalla banda di Simba La Rue. Il suo presunto ruolo era emerso nel corso delle indagini che avevano portato all’arresto del trapper e di altre 8 persone per una serie di violenze tra cui la contestata aggressione proprio ai danni di Baby Touché. Il 4 agosto scorso la notizia della concessione dei domiciliari a Sara Ben Salha, unica ragazza tra i 9 arrestati del luglio scorso e la prima a lasciarsi il carcere alle spalle.