Simba La Rue vuota il sacco: la verità sul presunto sequestro di Baby Touché
Emergono nuovi dettagli sulla faida tra Simba La Rue e Baby Touché, giovanissimi trapper della scena milanese. È di pochi giorni fa la notizia dell’arresto di Simba La Rue, accusato di sequestro di persona e lesioni proprio ai danni del collega. Tuttavia le cose non sarebbero andate esattamente così, come da lui stesso spiegato in tribunale davanti al Gip di Milano Guido Salvini. I fatti risalirebbero allo scorso 9 giugno quando, come da lui rivelato, ha incontrato per caso Touché in zona Barona nel capoluogo lombardo.
“Sono andato lì da lui e gli ho detto di fare uno scontro fisico uno contro uno. Ma lui è più esile di me, ci siamo picchiati, io sono più forte e quindi mi sono fermato e gli ho detto che visto che lui mi aveva umiliato ora toccava a lui” spiega Mohamed Lamine Saida, vero nome di Simba La Rue. Tali dichiarazioni, riportate anche da Adnkronos, proseguono così: “Touché è salito in macchina ma il manager Mounir non voleva essere coinvolto e voleva che si chiarisse tutto prima di entrare in macchina. Sottolineo che Touchè è entrato in macchina di sua spontanea volontà, io non l’ho sequestrato“.
Simba La Rue e il video dell’aggressione: “Era tutta una cosa mediatica“
Simba La Rue ha dunque assicurato che non si è trattato di un effettivo sequestro di persona, ma di un presunto accordo con Baby Touché nel pubblicare il video dell’aggressione e degli insulti: “Era tutta una cosa mediatica, ci siamo messi d’accordo anche perché Touché era interessato a sfruttare mediaticamente il video. Abbiamo anche programmato di far uscire una canzone insieme“.
Dichiarazioni che arrivano dopo giorni difficili per il giovane trapper, vittima di un accoltellamento lo scorso giugno a Treviolo, in provincia di Bergamo. Molti hanno pensato che l’accaduto fosse riconducibile alla faida che ormai va avanti da mesi con Baby Touché che, tuttavia, si è detto estraneo ai fatti lanciando sui social un messaggio di pace: “Io faccio musica, solo musica, tutto il resto lasciatelo lontano da me, che non voglio fare la guerra“.