“L’unico ragazzo vivente a New York” cerca di farsi forza. Il suo miglior amico è partito per il Messico dove vuole intraprendere una carriera cinematografica. A lui non resta aspettare che torni, tenendosi su di morale: “Non ho altro da fare oggi se non sorridere”. Ma il dubbio che l’amico possa non tornare si insinua: “La metà delle volte ce ne siamo andati ma non sappiamo dove”.



Tom, il nomignolo con cui Paul Simon chiamava il suo amico fin dai tempi dei banchi di scuola, Art Garfunkel, potrebbe non tornare più, dopo anni passati insieme, dopo aver inciso capolavori che resteranno per sempre nella storia del rock. Due su tutti, Sounds of silence, che esprime lo smarrimento di una generazione dopo l’uccisione di JFK, e Mr. Robinson, solo in parte un brano che esprime i desideri sessuali (colonna sonora del film capolavoro Il laureato) di un ragazzo, ma piuttosto ancora una volta il senso di smarrimento di una generazione, nei versi immortali “dove sei finito Joe DiMaggio, la nostra nazione rivolge i suoi occhi solitari verso di te”. Una nazione ha bisogno di personaggi carismatici, foss’anche un campione di baseball come lo era stato Joe DiMaggio.



Sono versi apparentemente banali, ma geniali perché riflettono la condizione di tutti che fanno di una canzone qualcosa di immortale. Altrimenti è il vuoto.

The only living boy in New York fa parte del quinto album di Simon and Garfunkel. Sarebbe stato il loro ultimo. In quella canzone Paul Simon aveva espresso questo sentimento, lo sbriciolamento non solo di un duo che aveva fatto la storia, ma di una amicizia strettissima. E’ anche il loro capolavoro. Pubblicato il 26 gennaio 1970, come per i Beatles, apre un decennio e ne chiude un altro quello degli anni 60 delle utopie e delle speranze. Ma lo chiude alla grandissima.



Una collezione di canzoni di bellezza imperitura, dove si accenna anche alla world music, allora ancora sconosciuta da tutti, con la celebre El condor pasa, basata su un brano tradizionale peruviano. Cecilia, apparentemente un brano pop minore, rivela invece la grande spontaneità creativa del duo, con Garfunkel che munito di un registratore portatile registra ogni tipo di suono in studio, compresa la sezione ritmica fatta di bacchette della batteria gettate a terra con una ritmica esaltante. Anche Why don’t you write me è un brano sperimentale: Simon usa l’ancora sconosciuto in America ritmo reggae.

Paul Simon lancia un altro messaggio all’amico, per trattenerlo, con la bellissima So long Frank Wright. Garfunkel avrebbe infatti voluto studiare architettura, e citando il celebre architetto americano in un messaggio di addio, Simon in qualche modo preannuncia la separazione dei due.

Ma i due capolavori che rendono questo disco indimenticabili sono ovviamente The Boxer, che avevano cominciato a registrare già nel ’68, una canzone che esprime la solitudine drammatica di un perdente che continua a “incassare” colpi dalla vita, rimanendo sempre in piedi. La lavorazione dell’incisione durò oltre 100 ore e si svolse in varie location. La maggior parte della traccia venne incisa a Nashville, ai Columbia Studios, dal 6 all’8 dicembre 1968. La parte conclusiva e la sezione fiati furono registrate all’interno della St. Paul’s Chapel della Columbia University, e gli archi nuovamente ai Columbia Studios.

E poi la canzone dell’amicizia più bella della storia del rock, quella che dà il titolo all’album.

Bridge over troubled water è l’ultimo addio dei due amici, ma anche di una generazione: c’è sempre un ponte, ci sarà sempre un ponte a unire le persone anche su acque agitate. La metafora del ponte è quanto mai attuale, oggi che si costruiscono i muri e non si gettano più ponti.

Anche per questo pezzo Paul Simon sperimenta, questa volta con la musica gospel. Il brano è un crescendo che toglie il fiato e benché ne avesse fatta una splendida versione anche Elvis, è il capolavoro di Arti Garfunkel che raggiunge vette altissime con la sua voce :

When you’re weary, feeling small

When tears are in your eyes, I will dry them all, all

I’m on your side, oh, when times get rough

And friends just can’t be found

Like a bridge over troubled water

I will lay me down

Like a bridge over troubled water

I will lay me down

When you’re down and out

When you’re on the street

When evening falls so hard

I will comfort you

I’ll take your part, oh, when darkness comes

And pain is all around

Like a bridge over troubled water

I will lay me down

Like a bridge over troubled water

I will lay me down

Sail on silver girl

Sail on by

Your time has come to shine

All your dreams are on their way

See how they shine

Oh, if you need a friend

I’m sailing right behind

Like a bridge over troubled water

I will ease your mind

Like a bridge over troubled water

I will ease your mind

Io ci sarò, sempre, mi stenderò come un ponte su acque agitate, quando sei per la strada e la sera cade giù duramente, quando le lacrime sono nei tuoi occhi, ti conforterò, prenderò la tua parte quando l’oscurità cala, come un ponte sopra acque agitate. C’è bisogno di un abbraccio, ma non un abbraccio qualunque. Un ponte, in fondo, è un abbraccio fra due parti di terra divise fin ad allora.

Simon e Garfunkel nel corso dei decenni successivi avrebbero fatto qualche reunion sporadica come lo straordinario concerto a Central Park, ma non si sarebbero più rimessi insieme per fare un disco. Ma quel ponte è sempre lì, per tutti quelli che soffrono, per chi cerca una mano che prenda la sua. Per chi ha bisogno di essere abbracciato.