Simon Messner, figlio del noto alpinista Reinhold Messner, denominato “Il re degli Ottomila”, si è sfogato in una lunga intervista concessa a “Il Corriere della Sera”, parlando del suo burrascoso rapporto con suo padre e delle sue iniziali difficoltà con l’alta quota. Il giovane ha rivelato di avere scoperto la montagna piuttosto tardi, a 17 anni, proprio perché questo tipo di tematica era molto presente in casa e non lo affascinava più di tanto. Tuttavia, quando ha provato ad arrampicare, è rimasto folgorato dal brivido di questa disciplina: “Eppure soffrivo di vertigini – ha raccontato –. Da piccolo bastava un’altezza di due metri e mi prendeva il panico. Poi, quando tornavo a terra, volevo risalire per capire cosa mi faceva paura. Così, vincendo i miei limiti, sono diventato un alpinista”.



In seguito, Simon Messner ha rivelato che nei momenti di difficoltà non ha potuto contare sull’aiuto di suo padre Reinhold perché “non c’era. Non sono mai andato con lui in arrampicata, né mi ha mai portato nelle sue avventure. Lui non lascia molto spazio libero agli altri, ma finché ero giovane era più semplice. Oggi non voglio più cercare di farmelo andare bene: io ho la mia vita e lui la sua. La nostra non è mai stata una relazione padre-figlio, lui non è un genitore come gli altri”.



SIMON MESSNER: “MIO PADRE REINHOLD NON MI HA INVITATO ALLE SUE TERZE NOZZE”

Dopo una breve parentesi sulla sua vita privata (è fidanzato con Anna, una sua coetanea di nazionalità austriaca con cui vive a Innsbruck), Simon Messner è tornato a concentrarsi sul padre Reinhold e sulle sue recenti terze nozze, che a lui hanno dato molto fastidio: “Non sono andato al matrimonio; non sono stato invitato. Non accetto che sua moglie abbia l’età di mia sorella. Ma lui è Reinhold: se ha qualcosa in testa, lo fa. E io tengo le distanze”.

Simon Messner ha parlato poi di un genitore rigido, assente, sempre in giro, con la testa “dura come il marmo” e molto volubile”. Ha aggiunto quindi che non è stato facile essere il figlio di una leggenda, in quanto a un bambino non serve una leggenda, serve un padre “e lui non lo è mai stato. Cercherò di fare meglio quando avrò dei figli miei”.