Nota autrice e produttrice televisiva, Simona Ercolani ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Verità sulla Rai, sulle produzioni internazionali ma non solo. Negli scorsi giorni è stato depositato un quesito in Vigilanza per sapere quante ore e quanti programmi la Stand by me, casa di produzione da lei fondata nel 2010, ha realizzato negli ultimi cinque anni per la Rai: «Più che contro di me, quella è un’iniziativa contro Salini che in Stand by me ha lavorato poco più di sei mesi. E’ gratificante il fatto che sia stato chiamato in Rai: vuol dire che sappiamo scegliere le persone. Piuttosto sono altre le cose da sapere»… E prosegue, a proposito del quesito depositato dal commissario leghista Massimiliano Capitanio: «Se si ragiona in termini di quote di mercato, bisogna sapere che in Rai ci sono due grandi aziende – Endemol e Banijay – che si spartiscono tra l’80 e il 90% delle produzioni esterne di tutte le reti. 40-45% a testa. Sono ottime aziende con ottimi professionisti, con le quali, in una vita precedente, ho proficuamente collaborato. Tuttavia, va rilevata la disparità di trattamento tra queste, che sono pur sempre aziende multinazionali, e le società italiane indipendenti».



SIMONA ERCOLANI: “RAI PRIVILEGI SOVRANISMO TELEVISIVO”

Prosegue Simona Ercolani ai microfoni de La Verità: «Voglio dire che la Rai è azienda leader nell’audiovisivo e dovrebbe avvertire la responsabilità di favorire il made in Italy. Tradizionalmente, la creatività italiana sui contenuti è sempre stata forte, ma negli ultimi 25 anni il mercato si è spostato verso i formati internazionali. In quanto servizio pubblico, la Rai dovrebbe fare da volano della produzione originale italiana, farsi parte dirigente nella commercializzazione all’estero dei nostri contenuti, in modo che le aziende indipendenti diventino altrettanti portatori sani della cultura, dei paesaggi, dei valori italiani. In una parola, dell’italianità». Anche in tv prima gli italiani? Ecco il giudizio di Simona Ercolani: «Qualcuno può intenderlo come un discorso sovranista, per me è un discorso italiano. Questa battaglia la faccio da sempre, non è che un bel dì mi sono svegliata sovranista. Affidandosi alle multinazionali si adattano format che nascono in Svezia, Norvegia, Olanda, America, Gran Bretagna, Israele. Non cito a casa. E’ più facile andare sul sicuro riproponendo un programma che ha già avuto successo all’estero che sforzarsi d’inventare qualcosa di originale, magari proposto da un’azienda più piccola», sottolineando che «anche la globalizzata Netflix ci chiede programmi sulle realtà locali».



SIMONA ERCOLANI SU FAZIO E MAGLIE

L’autrice e produttrice televisiva si sofferma poi su Fabio Fazio: «Compensi coerenti con una tv pubblica? Penso siano proporzionati al suo valore commerciale e siano frutto di una negoziazione manageriale. Sono contraria a buttare in politica queste trattative. Fazio il primo a buttarla in politica? Volevo dire che se non si è convinti del valore di Fazio bisogna avere il coraggio di proporre delle alternative. Vogliamo provare a mettere Chef Rubio su Rai 1? Proviamo: io sono per la somma delle opportunità, non per la riduzione. Se c’è Alessandro Giuli è giusto che ci sia anche Fazio». Poi su Maria Giovanna Maglie e la striscia quotidiana in Rai mai avuta: «Sinceramente non lo so, io ero fortemente a favore e lo sono tuttora. Non solo perché è un’amica, anche se non condivido le sue posizioni su Donald Trump, ma soprattutto perché è una giornalista tosta e che buca il video, un personaggio forte con cui lavorerei volentieri».

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