Il plurimedagliato nuotatore italiano, Simone Barlaam, protagonista di una bella intervista ai microfoni di Specchio, magazine de La Stampa. Simone Barlaam è nato con una disabilità che ne ha compromesso la crescita del femore destro, di conseguenza è stato costretto a svariati interventi chirurgici nel corso della sua infanzia: “L’ho vissuta da bambino e per fortuna con superficialità. L’unco dettaglio che ricordo con fastidio, ancora torna, è l’insofferenza per la mascherina dell’anestesia, quell’odore intenso di plastica e silicone. Una delle ultime volte in cui mi sono ritrovato tra le mani dei chirurghi gli ho chiesto di essere addormentato via endovena, non lo hanno fatto”.
La prima gara Simone Barlaam l’ha vissuta da giovanissimo: “A 12 anni, un 50 dorso in cui mi sono piazzato terzo su tre”. Sulla famiglia: “Ho una famiglia da sempre sparsa per il mondo, mio padre fa il giornalista e ha lavorato a lungo a New York, mia madre ha un ufficio stampa ed è in viaggio di frequente, mia sorella al quarto anno di liceo si è trasferita in Canada e ora sta in Olanda. Io ho passato un anno in Australia e un periodo in Inghilterra. Ci sentiamo poco, ci vogliamo bene, sappiamo quando uno ha bisogno dell’altro senza troppe smancerie”.
SIMONE BARLAAM: “ A TOKYO VENIVO DA UN ANNO DI PERDITE”
Sulle Paralimpiadi di Tokyo: “Venivo da un anno di perdite. Niente di drammatico, però il mio storico compagno di allenamento ha salutato la piscina, mi ero lasciato con la ragazza di allora ed ero diventato ipocondriaco. Il covi mi ha isolato più del dovuto ed ero fissato, vedevo solo allenatore e familiari stretti, non frequentavo più un amico e mi sono bloccato in paranoia su tutto. Fobico anche sulla provenienza del cibo, non ero tranquillo, vivevo nervoso”. Nonostante tutto in Giappone andò alla grande: “Non mi sono goduto nulla – ha però replicato Simone Barlaam – ero vuoto di testa, ho ritrovato la serenità solo dopo, in vacanza in Sicilia, ho ripreso la socialità e ho messo su 10 chili. Ho imparato che la testa è malleabile e crea gli scenari più assurdi. Per uscire dai miei stessi incubi ho dovuto analizzare il posto più buio, il me stesso che non mi piace. Lo ho affrontato, ne sono uscito, spero, con un equilibrio”.
Una rinascita grazie anche ad una nuova fidanzata: “Si, lei mi tiene in riga. Io sono un casinista, disordinato. Lei è fantastica, nuota e mi fa pure il mazzo, è più forte di quanto non si creda, glielo ripeto di continuo. Ha un sacco di qualità emozionanti che non sto a dire”. Si parla poi della disabilità, e delle protesi che passa lo Stato: “I conti non tornano quasi mai, io ho diritto alla base della protesi che uso ma non al piede, quel pezzo me lo devo pagare io anche se il piede ce l’ho e da qualche parte lo devo mettere. E’ complicato. Faccio un discorso più facile e comune: gli assorbenti sono stratassati ma le donne non possono decidere di farne a meno. Così si creano dislvielli sociali, a chi ha disabilità come ad altre numerose categorie. Bisognerebbe poter valutare oltre i macrosistemi. L’Italia è attento alle disabilità? Abbastanza. Dobbiamo lavorare sulle alternative anche se quel che mi lascia più perplesso sono ancora certi sguardi. In Sicilia ci sono andato con cinque amici, uno è in sedia a rotelle, ci siamo fermati da un signore a comprare i fichi. Gli facevamo pena, noi eravamo dei ragazzi felici, in ferie, in cerca di ragazze da conoscere, semplici ventenni, e lui ci fissa come fossimo fantasma”.
SIMONE BARLAAM: “ORA NON SIAMO PIU’ STORIE STRAPPALACRIME”
Ma le cose in generale sono cambiate: “Ora non siamo più solo storie strappalacrime. Siamo atleti muscolosi e fisicati, diamo una rappresentazione di chi ha problemi che diventa motivazione”. Sui suoi fan: “Mi scrivono molte mamme, chiedono, ringraziano. Spero che i più giovani crescano con una diversa fiducia nei proprio mezzi grazie alla nostra spinta”.
Quindi Simone Barlaam spiega: “Non sarebbe male creare delle occasioni di scambio (riferendosi alla possibilità di sfidare atleti olimpici ndr), sono reduce da giorni di lavoro con il gruppo di nuoto di fondo di Fabrizio Antonelli, mi sono allenato con Paltrinieri, Acerenza, gente cos’. ci siamo divertiti, io ho dato dell’acqua e aloro e viceversa”. Secondo l’atleta questo incrocio “Fa bene e non solo allo sport, così si da una percezione più sana”. Chiusura dedicata al clima: “Manifesterei per il clima, non con una marcia, per ovvi motivi… Siamo indietro, toccherà alle nuove generazioni dare la svolta anche se tra i miei coetanei è un tema sentito e voglio essere ottimista”.