Simone Bocaccini, ex membro delle Brigate Rosse che ha partecipato all’omicidio di Marco Biagi, è tornato in Libertà. Come scrive il Corriere della Sera, nella mattinata di ieri, 9 agosto 2024, ha visto aprirsi le porte del carcere di Alessandria dove era rinchiuso in quanto complice nell’assassinio del giuslavorista, omicidio avvenuto il 19 marzo del 2002 in quel di Bologna. Simone Bocaccini era un idraulico dipendente del comune di Firenze all’epoca dei fatti e si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda, raccontando che l’unico collegamento con l’omicidio del povero Marco Biangi fu un passaggio a Roberto Morandi, anch’egli condannato per lo stesso fatto, andando a prenderlo dopo una cena con un suo amico.
Ha potuto lasciare il carcere in anticipo rispetto alla condanna grazie ad uno sconto di pena di 10 mesi nonché alla buona condotta, e alla fine il tribunale di sorveglianza di Alessandria ha concesso l’uscita anticipata a Simone Bocaccini, che ora si potrà godere la libertà avendo pagato i conti con la giustizia, così come prevede la legge.
SIMONE BOCACCINI: L’OMICIDIO DI MARCO BIAGI E LE CONDANNE
Fu un’indagine e una vicenda molto complessa quella riguardante l’assassinio di Marco Biagi (che tra l’altro chiedeva da mesi la scorta) visto che oltre allo stesso giurislavorista persero la vita anche Mario Galesi, colui che sparò alla vittima, nonché il poliziotto Emanuele Petri, intervenuto sul campo. Subito dopo l’efferato omicidio scattarono le indagini, individuando come responsabili i membri delle Br-Pcc, brigate rosse partito comunista combattente, per un totale di cinque arresti fra cui appunto Simone Boccaccini.
La condanna nei suoi confronti arrivò in primo grado nel 2005, l’ergastolo, poi in appello venne notevolmente ridimensionata a 21 anni, pena poi confermata in Cassazione. L’accusa, aver pedinato Marco Biagi di modo da poter comprendere orari e itinerari, uno sporco lavoro risultato purtroppo utile all’assassino che colpì il giuslavorista proprio in strada.
SIMONE BOCACCINI E IL COINVOLGIMENTO NEL CASO MASSIMO D’ANTONA
Simone Bocaccini venne coinvolto anche nel caso di Massimo D’Antona, giurista ucciso a Roma nel 1999, con una condanna per associazione sovversiva, arrivando ad una pena totale di 25 anni e 10 mesi, che si sono appunto conclusi nella giornata di ieri: è entrato in galera quando aveva 39 anni, ed ora ne ha 64.
La decisione di “eliminare” dei mesi di carcere alla pena detentiva di Simone Bocaccini, non fu presa bene da Lorenzo Biagi, figlio di Marco, che in occasione del primo sconto del 2019, disse che così facendo non si sarebbe fatta giustizia, tenendo conto anche della mancata scorta concessa al padre. Ora l’uscita definitiva di galera e siamo certi che per Lorenzo Biagi quella di oggi non sarà una giornata particolarmente felice, anche se Simone Bocaccini non fu colui che sparò materialmente al papà. Diana Blefari Melazzi, Marco Mezzasalma, Nadia Desdemona Lioce e Roberto Morandi sono ancora in carcere, condannati all’ergastolo.