LORENZO BIAGI DOPO LA LIBERAZIONE DI SIMONE BOCCACCINI

La notizia dell’uscita dal carcere di Simone Boccaccini grazie a uno sconto di pena e alla buona condotta ha colto di sorpresa Lorenzo Biagi, uno dei figli del giurista Marco Biagi, ucciso 22 anni fa sotto casa a Bologna da un commando delle nuove Brigate rosse. Un «caso grave», in quanto fu un omicidio di matrice terroristica, eppure anche in questo caso «si è riusciti a far scontare una pena fino in fondo», dichiara il figlio minore al Corriere della Sera.



Non fa giri di parole quando si tratta di definirla una «ingiustizia» che causa sdegno e dolore nella famiglia, che però non può far altro che prenderne atto, del resto l’ingiustizia più grande per lui resta aver negato la scorta al padre, «ciò che ha fatto sì che venisse ucciso». Il fatto che l’unico brigatista di quel commando che non ha ricevuto l’ergastolo sia un uomo libero da venerdì è una nuova ferita: «È un po’ come se con questo sconto di pena mio padre venisse ucciso per la seconda volta».



Da un lato non è deluso, in quanto ritiene che siano state rispettate le leggi vigenti, d’altra parte è insoddisfatto per il fatto che non abbia scontato tutta la pena, anche in considerazione del fatto che Simone Boccaccini era stato condannato per associazione sovversiva in relazione all’omicidio di Massimo D’Antona.

LO SCONFORTO DEL FIGLIO DI MARCO BIAGI

Per Lorenzo Biagi è già discutibile il fatto che Simone Boccaccini non sia stato condannato all’ergastolo, poi la riduzione della pena e l’uscita dal carcere sono aspetti di cui non può far altro che prendere atto, «perché le leggi italiane sono queste». La speranza del figlio di Marco Biagi è di non incrociarlo mai per strada, anche se comunque non gli direbbe nulla. Comunque, non vorrebbe mai incontrare nessuno di loro, perché si sono macchiati di crimini gravi, per cui riserva loro solo indifferenza, ha aggiunto al Corriere della Sera.



Nell’intervista segnala che a parte Cinzia Banelli, nessuno dei brigatisti si è pentito per l’accaduto, quindi non c’è motivo per lui per auspicare un confronto, che comunque non vorrebbe a prescindere anche di fronte a un sincero pentimento. Nel frattempo, continua a portare avanti il ricordo del padre nelle scuole e sui social, lanciando esempi positivi per i giovani che non sono ancora all’università o vogliono affacciarsi al mondo del lavoro.