Simone Cristicchi arriva in libreria con “Lo chiederemo agli alberi”, un’opera illustrata. A Libero, il cantautore racconta come è nata la passione per il mondo del disegno: “Avevo abbandonato il disegno a 16 anni, avevo fatto una sorta di indigestione. In quegli anni avevo scoperto la chitarra e cominciai a cantare. Durante il primo periodo di quarantena mi è tornata la voglia di disegnare, grazie a Elisabetta Sgarbi ho realizzato una mostra anche con i lavori di quando ero ragazzo…”.



Il suo maestro è stato Jacovitti: “Lo adoravo, compravo tutto di lui. Un giorno mi decido, prendo l’elenco del telefono e trovo il suo numero. Jacovitti Benito Franco… Gli telefono, prendo un appuntamento e gli porto i miei disegni. Lui mi rispedisce al mittente. “Non mi serve una fotocopiatrice umana”, mi dice. E così mi ha insegnato a trovare un mio stile che è quello che vedete nel libro”.



Simone Cristicchi: “L’arte deve risvegliare le coscienze”

Non si è mai nascosto Simone Cristicchi. Il cantautore, di recente, ha scatenato polemiche dopo il suo post contro la maternità surrogata. A Libero spiega: “Ho solo riferito quello che ho visto in Kosovo. Ho raccontato di Jelena, una ragazza che è una “roda”, una cicogna. Ha prestato il suo utero a chi non poteva avere figli. Anzi, ha venduto, noleggiato, affittato il proprio utero, perché nel mondo ricco, eterosessuale ed omosessuale, il figlio è un diritto che se non si ottiene per grazia, fortuna e natura, si compra con il danaro. Jelena guadagna 5mila euro. Io le ho viste le ragazze dopo il parto, sono distrutte”.



Nonostante le critiche per le sue opinioni spesso fuori dal comune, Cristicchi non si tira indietro: “Ho un solo padrone: il mio pubblico. Per questo ho una grande libertà. Penso che l’arte debba risvegliare le coscienze anche andando controcorrente. Molti, invece, sono asserviti al potere. Fabrizio De André diceva che l’artista deve essere la una spina nel fianco del potere”.