Ci sarà anche Simone Cristicchi sul ‘palco’ dell’Aula Paolo IV a Città del Vaticano. Cristicchi, una delle voci più rappresentative della canzone d’autore e teatrale italiana, compare infatti tra gli ospiti del Concerto di Natale in Vaticano condotto da Federica Panicucci e in onda stasera per il 27esimo anno consecutivo. Dopo la vittoria al Festival di Sanremo con Ti regalerò una rosa, Simone aveva dato l’impressione di essere un po’ sparito dalle scene. A dire il vero, però, stava solo preparandosi al suo grande ritorno con un altro pezzo prezioso. Abbi cura di me è stato presentato nel corso della sua ultima partecipazione al Festival e ha riscosso un ottimo successo (specie di critica). Il brano ha avuto una genesi particolare: “La canzone è nata per lo spettacolo teatrale Manuale di volo per uomo con cui sono ancora in tour”, spiega il cantante sull’ultimo numero di Vynil, “una sorta di manuale di istruzioni per volare. Avrebbe potuto chiamarsi così, è una sorta di vademecum e pone le grandi domande della nostra vita a cui dobbiamo cercare di dare un senso in un momento storico in cui siamo soffocati da migliaia di immagini e da milioni di parole. Pone al centro l’uomo e la sua fragilità. L’ho scritta insieme a un autore per ragazzi, Nicola Brunialti, ma principalmente c’è tutto il mio mondo dentro. Nasce dalla voglia di mettere in musica quelle poche cose che ho imparato, con grande umiltà. Di certo non mi sento un guru. Ho sbagliato tanto, ho anche sofferto tanto, ho preso molti schiaffi, ma a 42 anni ho pensato di poter dire la mia. Ho impiegato molto tempo per scriverla. Ogni singola parola è stata pensata, meditata, scelta con cura certosina”.
Simone Cristicchi e la felicità
E si vede: Abbi cura di me è un piccolo capolavoro del genere. Di quale genere? Be’, del suo. In questi anni, Simone Cristicchi è stato capace di reinventare la musica con le sue sperimentazioni. Il bisogno di ricerca l’ha portato in luoghi inediti, a loro modo ‘inesplorati’: “Ho fatto un’esperienza bellissima”, racconta, ”sono stato una settimana in convento tra suore di clausura e lì si praticava il silenzio: incredibile per noi che viviamo nella mondanità dell’epoca moderna. Osservare la vita di queste persone che non hanno nulla e si devono barcamenare tutto il giorno per continuare a vivere, facendolo con una gioia infinita e pensando costantemente all’umanità, ha influito molto nella mia ricerca personale. E mi ha fatto capire che la vera felicità non è nell’accumulo, di soldi, impegni, cose e gloria. La felicità è nelle piccole cose”. Se lui è felice? Risposta: “Ci sto lavorando”.