Ospite del programma I Lunatici su Rai Radio 2, Simone Perrotta ha raccontato qualche retroscena legato al Mondiale vinto nel 2006 con l’Italia. Di quella squadra è stato parte integrante, un titolare: Marcello Lippi lo aveva scelto come mezzala di incursione, ruolo che Luciano Spalletti gli aveva ritagliato nella Roma con grande successo. Una mezzala box to box, possiamo dire; idealmente, quella di Lippi era una nazionale schierata con l’albero di Natale e dunque Perrotta e Francesco Totti supportavano Luca Toni, quando il Pupone si alzava si veniva a creare una sorta di spazio nel quale il centrocampista poteva fluttuare, sempre con l’idea di guardare la porta. Perrotta dunque ha raccontato alcuni degli aneddoti che hanno accompagnato quel fantastico trionfo, per esempio il fatto che con lui in Germania c’erano la moglie e il padre: “Una soddisfazione difficile da spiegare consegnare la coppa nelle loro mani”.
Simone Perrotta ovviamente si è concentrato anche sull’episodio che ha probabilmente deciso la finale contro la Francia: la clamorosa e chiacchieratissima testata di Zinedine Zidane a Marco Materazzi. Molto onestamente ha detto che, essendo già stato sostituito, non si è accorto della cosa; e che più che altro gli dispiace per Zizou, che è stato suo compagno alla Juventus. “Un episodio non cancella nulla della sua carriera eccezionale”, ma anche l’ex centrocampista ha dovuto riconoscere che chiudere così – era l’ultima partita ufficiale del transalpino – è stato un grande peccato e un momento davvero brutto. Se non altro la sua espulsione ha aiutato l’Italia a resistere agli assalti di una Francia che, almeno in quel momento, sembrava averne di più (lo stesso Zidane aveva sfiorato il gol con un colpo di testa, che Gigi Buffon aveva miracolosamente alzato sopra la traversa).
SIMONE PERROTTA RICORDA IL MONDIALE 2006
Tra gli altri ricordi, c’è anche quello di come la consapevolezza di poter vincere i Mondiali sia maturata poco a poco: “All’inizio eravamo convinti di essere un’ottima squadra, ma non pensavamo di potercela fare”. Però, già dall’esordio contro il Ghana, si è visto come l’Italia stesse bene in campo e ci fosse sul piano fisico. “In un Mondiale che si gioca nell’arco di un mese la condizione fisica fa la differenza” ha rimarcato Perrotta. Uno dei segreti per lui è stato il ritiro: l’albergo a conduzione familiare era gestito da una famiglia calabrese, che aveva detto al gruppo azzurro come potessero anche perdere tutte le partite, ma certamente non quella contro la Germania. “Quando eliminammo i tedeschi li trovammo tutti con le lacrime agli occhi”, anche perché una volta gli era stata tirata una bomba carta nel parcheggio dell’albergo.
Sulla figura e l’importanza del Commissario Tecnico Marcello Lippi, Perrotta non può che avere parole positive: “Non è mai stato un sergente di ferro, ma era carismatico: era il suo miglior pregio, qualunque cosa dicesse prendevi e la facevi”. E poi Calciopoli, perché non va dimenticato che l’Italia vinse il Mondiale a poche settimane dal grande scandalo: “Tutte quelle critiche, tutte quelle parole, non hanno fatto altro che aumentare la nostra convinzione”. Quella che per esempio è servita nella semifinale contro la Germania: in uno stadio in cui i tedeschi non avevano mai perso, soli contro un pubblico ostile. Per Perrotta la vera partita del secolo, anche perché dopo il 4-3 dell’Azteca l’Italia perse la finale; qui, è andata in maniera leggermente diversa e ce lo ricordiamo molto bene…