Sin señas particulares è il film di apertura del Torino Film Festival 2020 suo malgrado. Perché in questa edizione diretta per la prima volta da Stefano Francia di Celle l’inaugurazione doveva essere affidata a Explota Explota, un musical spagnolo con le canzoni di Raffaella Carrà, ma lo spostamento online della manifestazione e le conseguenti questioni di diritti hanno fatto optare per l’opera prima di Fernanda Valadez.
Il film racconta l’odissea di una madre che gira per il Messico alla ricerca del figlio, scomparso dopo la partenza per gli Stati Uniti, incontrando persone che le faranno scoprire poco a poco una realtà sconvolgente.
Assieme ad Astrid Rondero, Valadez scrive un dramma che mette in scena il rapporto tra Stati Uniti e Messico scavando dentro lo stile del recente cinema latino-americano, indagandone i meccanismi di messinscena per svelare l’abisso scavato tra due continenti.
Sin señas particulares segue l’andamento rarefatto tipico delle nuove leve del cinema del centro e sud America, le inquadrature spesso fisse, l’uso del fuori-campo e del fuori-fuoco per comunicare allo spettatore il senso di impotenza della protagonista, la fotografia nitida e corrusca per riprendere il paesaggio e aumentarne il potere evocativo.
A dare impulso al film di Valadez è però ciò che cova sotto il film, il senso di mistero che aleggia tra le sequenze, ai bordi delle immagini, che sembra premere nelle lunghe riprese in steadycam che ricordano Elephant di Van Sant con i corridoi della dogana di frontiera come quelli della scuola, luoghi entrambi pronti a esplodere.
È in questa sensazione che sequenza dopo sequenza, il film ripaga l’attesa e la pazienza dello spettatore stringendo le maglie del racconto, focalizzando il suo movimento centripeto e portando lo spettatore a scoprire un mondo surreale, che sconvolge il realismo ricercato costruito fino a quel momento: il fuoco, la notte, il paesaggio attonito che contempla immagini infernali (letteralmente) complica il racconto, certo, ma affascina lo sguardo, porta lo spettatore a riflettere oltre i limiti del proprio sguardo.
Sin señas particulares è un film criptico, che ricerca un rapporto con lo spettatore attraverso le proprie immagini dense, attraverso lo sguardo e la sua natura imprevedibile, che chiede allo spettatore di non fidarsi del racconto ma degli occhi della regista, i quali – con qualche giusta e inevitabile acerbità – sembrano capaci di stupire.