«I terroristi islamici sono nostre vittime»: a dirlo non è qualche rappresentante di associazione pro-Islam ma nientemeno che la sindaca di Strasburgo, Jeanne Barseghian. Paladina green e fautrice del progressismo più spinto nel campo dei diritti civili, la sindaca della città capitale d’Europa (assieme a Bruxelles, ndr) ha così scritto nell’invito via mail ai propri dipendenti circa il seminario organizzato su razzismo e terrorismo.



Le parole della sindaca Barseghian sono state svelate da “L’Opinion” (e in Italia da “Libero Quotidiano”) e hanno provocato un qualche scompenso nel dibattito già piuttosto sclerotizzato in Francia sul tema: “Le vittorie dell’Isis: quando le nostre paure producono terrorismo”, era il titolo del seminario proposto dal Comune di Strasburgo. Il concetto è chiarissimo: i 263 morti di terrorismo prodotte da attentati islamisti nella sola Francia dal 2015 in realtà non sono le “vere vittime”, piuttosto sarebbero quegli stessi terroristi che hanno infestato di terrore mezza Europa.



SE IL TERRORISMO È “FRUTTO” (SOLO) DEL RAZZISMO

«Il razzismo dei francesi alimenta il terrorismo che insanguina il Paese», si arriva a sostenere nel seminario choc organizzato a Strasburgo. Nella mail inviata dalla sindaca, riporta “L’Opinion”, si legge poi «Le vittorie di Daesh sono anzitutto le sconfitte della nostra Repubblica». Intervenuta nella conferenza l’avvocato penalista Marie Dosè, attivista per il rimpatrio delle donne e figli dei jihadisti rimasti in Siria, afferma: «la giustizia francese è diventata una macchina che trasforma i giustiziabili in nemici, e i magistrati, paralizzati dall’illusione del rischio zero, vedono in ogni accusato un “soldato di Daesh” dormiente». Dopo aver sbloccato i fondi per la moschea più grande d’Europa a Strasburgo, la sindaca politicamente corretta ha invitato chiaramente i propri dipendenti a giudicare il problema del terrorismo come “frutto” del razzismo francese-occidentale: non l’ideologia e violenza della Jihad, no figuriamoci, la colpa è dei cittadini cristiani, atei e di qualsivoglia altra fede. E così prosegue quell’ideale linea comune che dal documento contro il Natale della Commissione Europea passa dall’auto-accusa della sindaca di Strasburgo, arrivando fino alla “Madonna trans”: in nome del rispetto di tutte le identità, ce ne sono alcune più “giuste” e “rispettabili” di altri, tanto da auto-affossare le proprie radici e origini. Durissima la replica alla sindaca progressista dal consigliere municipale di “Agir”, Pierre Jakubowicz: «Questo postulato politico e ideologico è scioccante. Trasforma i terroristi in vittime dello Stato e lascia intendere che bisogna diffidare delle politiche statali e della giustizia più che dei radicalizzati».

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