E’ un vero e proprio allarme quello lanciato dai sindacati in merito ai dati sul lavoro: c’è il rischio che si possano perdere fino a 850mila posti. A riportarlo stamane, 4 agosto, è Il Sole 24 Ore, che sottolinea in particolare la forte del crisi del settore turismo: «se tutto dovesse andare per il meglio – le parole riportate dal segretario generale della Fisascat Cisl, Davide Guarini – nel 2020 verrà riattivato solo il 50% dei contratti stagionali. È evidente – ha aggiunto – che l’assistenzialismo non è sufficiente, sono urgenti investimenti pubblici e privati per accompagnare lo sviluppo turistico del paese e la riqualificazione delle infrastrutture, preservando l’occupazione». Nessuno al momento sa dare una stima precisa dei danni, ma nei cinque anni successivi la crisi del 2008 si persero un milione di posti di lavoro, di conseguenza tutto potrebbe succedere. Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil, ha incrociato una serie di dati per poi concludere: «I posti di lavoro a rischio nel 2020 si possono stimare tra i 530mila e i 655mila».



SINDACATI “850MILA POSTI A RISCHIO”. LA CRISI DELL’EDILIZIA

Si tratta però dello scenario “migliore”, che «tiene conto dell’auspicabile proroga del blocco dei licenziamenti e della proroga a tutti i settori degli ammortizzatori sociali fino alla fine dell’anno». In caso contrario, invece, «La forbice si alzerebbe tra i 650mila e gli 850mila posti. È un elenco che non finisce più, dove non dobbiamo dimenticare che a valle dei settori c’è l’indotto. Ed è anche per questo che per noi diventa fondamentale il prolungamento degli ammortizzatori per tutti coloro che ne hanno bisogno». Fra i settori maggiormente falcidiati durante il lockdown, anche quello edilizio, che ha visto «un calo dei lavoratori iscritti impressionante – racconta il segretario generale della Filca-Cisl, Franco Turri – in alcune realtà territoriali anche del 90%. Ora la situazione è ovviamente cambiata perché stiamo riscontrando una ripresa dell’attività, ma non dimentichiamo che negli ultimi 12 anni le costruzioni hanno perso 800mila addetti. Se ripartissero tutti i cantieri annunciati e se ci fosse un’accelerata per i lavori di edilizia scolastica, possiamo stimare che i posti di lavoro creati sarebbero circa 400mila, tra diretti e indotto». Quindi il messaggio dei sindacati è chiaro: «Le scelte vanno fatte adesso per evitare che le difficoltà delle aziende si trasformino in esuberi».

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