La lista delle attività produttive considerate essenziali e indispensabili, che in quanto tali restano aperte durante l’emergenza Coronavirus, si riduce. C’è la fumata bianca tra sindacati e governo. Già ieri era stato raggiunto un accordo di massima, ma nell’incontro di oggi sono state eseguite le verifiche necessarie, quindi l’intesa è stata formalizzata. A ulteriore conferma arriva la nota del Partito democratico. «Ci siamo. Lo avevamo chiesto, il governo lo ha recepito e oggi l’ha fatto: l’accordo con i sindacati sulla chiusura delle attività non essenziali c’è. Perché prima di tutto, prima di ogni cosa, viene la salute. Viene la certezza della protezione di chi lavora. Viene la sicurezza». Lo scrive Marco Miccoli, responsabile dem del Lavoro: «Da oggi è importante che ci sia una gestione ed un monitoraggio permanente ad ogni livello. Al fine di assicurare che tutto sia rispettato. Che la salute di tutti i lavoratori venga protetta e che le nostre imprese tutelate. Questa è allora la strada giusta. Quella dell’Italia che ce la fa proteggendo chi lavora». (agg. di Silvana Palazzo)



SINDACATI-GOVERNO, SCONGIURATO SCIOPERO GENERALE

Non ci sarà alcuno sciopero generale perché tra sindacati e Governo è stato trovato pieno accordo nel migliorare il Decreto Cura Italia e il Dpcm 22 marzo sul “lockdown” delle attività non produttive: dopo l’incontro durato non moltissimo in mattinata, viene rivisto l’elenco delle attività produttive considerate essenziali e indispensabili in questo momento per il Sistema Italia. Il n.1 del Mef Roberto Gualtieri assieme al Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli hanno trovato l’accordo con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo: «risultati molto positivi», commentano le parti sociali dopo il vertice con il Governo. In una nota Cgil, Cisl e Uil parlano di «grande lavoro comune svolto con il Governo, ottimo risultato per la tutela della salute dei lavoratori»; non solo, i sindacati spiegano che «è stato tolto dall’elenco tutto ciò che non era essenziale» oltre a ribadire che «chi lavora dovrà essere dotato degli indispensabili dispositivi di protezione individuale». Riduzione delle produzioni militari – come garantito dal Ministro Guerini – mentre anche Patuanelli «si è impegnato a incontrare specifici settori in cui sono emerse particolari difficoltà nell’attuazione del protocollo», conclude la nota dei sindacati. Restano forti però le pressioni per metalmeccanici e benzinai, con locali ma importanti azioni di sciopero che ancora non hanno trovato un accordo sostanziale con lo Stato. (agg. di Niccolò Magnani)



VERSO L’ACCORDO: “SI VA OLTRE CODICI ATECO”

Incontro tra sindacati e governo: è in programma alle 12 l’ultimo round tra i segretari di Cgil, Cisl e Uil e il premier Giuseppe Conte per rivedere la lista delle attività produttive che possono restare aperte anche dopo la stretta dell’ultimo Dpcm. Stando a quanto riportato da Linkiesta, dopo le due videoconferenze di ieri, è stato raggiunto l’accordo di massima per “importanti modifiche” alla lista che era considerata troppo estesa e che aveva portato alla rottura tra parti sociali e Confindustria, con relativa minaccia di sciopero generale. In un comunicato congiunto rilasciato al termine dell’incontro in videoconferenza di questa notte, i sindacati hanno spiegato di aver «identificato e convenuto con il governo importanti modifiche all’elenco delle attività produttive indispensabili, in questa fase, per il Paese, cambiando l’allegato del decreto del Governo varato domenica 22 marzo».



SINDACATI E GOVERNO, ACCORDO SU CHIUSURA AZIENDE

Il Governo, secondo quanto spiegato dai sindacati, si è impegnato a dare indicati ai prefetti, attraverso il Ministero dell’Interno, di consultare le organizzazioni sindacali territoriali sulle autocertificazioni delle aziende. Ma si è anche impegnato a consultare i sindacati per definire le attività indispensabili per quanto riguarda il comparto di difesa e aerospazio. «Ci siamo riaggiornati alle ore 12 di oggi per verificare questi impegni». L’incontro era partito in salita: i sindacati avevano chiesto di sfoltire molto la lista delle 80 attività allegate al Dpcm, ma c’era stato un nulla di fatto. Per questo ieri il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa aveva lanciato un appello per scongiurare lo sciopero generale: «Il Paese non se lo può permettere». C’è stato poi un secondo incontro, fino a notte fonda. Sono stati vagliati tutti i codici Ateco, come riportato da Linkiesta. La soluzione è stata trovata: vanno specificate le singole attività produttive che possono restare aperte e non gli interi settori, perché altrimenti le maglie resterebbero troppo larghe.