Si è tenuto nei giorni scorsi il congresso nazionale della Cisl. In una fase particolarmente difficile per il lavoro e con un’evidente difficoltà dei corpi intermedi, a partire dalle rappresentanze sindacali, a dare nuova linfa alle rappresentanze degli interessi sociali rappresentati, ha rappresentato un momento importante per cogliere le ipotesi di sviluppo che saranno in campo. Se il mainstreaming del pensiero dipendente da internet si aspettava che fosse centrale il puro dibattito interno al mondo sindacale con la stanca riproposizione di slogan sull’unità delle confederazioni, la relazione introduttiva del Segretario generale Sbarra ha fatto piazza pulita delle vecchie posizioni.
La ragione è detta a chiare lettere nella parte introduttiva della sua analisi. Siamo all’alba di un mondo nuovo che si sta delineando sotto i nostri occhi. I cambiamenti tecnologici, sociali ed economici hanno subito un’accelerazione dovuta prima agli effetti della pandemia e poi dalla decisione russa di scatenare una guerra per invadere l’Ucraina.
La spinta di questi inattesi e tragici fatti ha costretto tutti a misurarsi con i propri principi di fondo. La scelta della Cisl a tutti i livelli – a partire dai servizi di prossimità con le persone – è stata quella di stare in prima linea, anche “a mani nude”, per rimanere a fianco delle persone e rispondere subito ai bisogni nuovi che sorgevano nel manifestarsi dei problemi. È riemersa così nella sfida inattesa tutta la forza che viene dalla tradizione e dalla storia di una forza sindacale che non delega ad altri, che non alimenta conflitti fra lavoratori, che ha il coraggio di assumere anche posizioni apparentemente antipopolari per tenere la barra dritta nell’impegno per il bene comune. Fare sindacato vuol dire dare rappresentanza ai diritti del lavoro e ciò comporta l’assunzione delle responsabilità, il sindacato deve essere capace di esercitare un ruolo di guida di fronte alle fasi nuove e all’incertezza diffusa.
Per questa visione della propria natura la Cisl non ha avuto dubbi su come affrontare i problemi del lavoro durante la pandemia appoggiando sia il green pass che lo sforzo collettivo per le vaccinazioni. Erano premesse indispensabili per operare poi nei luoghi produttivi con piani di sicurezza che sposassero la continuità produttiva con la salute dei lavoratori.
Si può dire che lo stesso spirito di partecipazione ha portato la Cisl fin dal primo momento a schierarsi senza tentennamenti a sostegno della resistenza ucraina appoggiando le scelte del Governo italiano e organizzando assieme alle organizzazioni del Terzo settore aiuti diretti alle popolazioni e ai profughi ucraini.
Il terzo passaggio dell’esserci per cambiare, citazione di Tina Anselmi che ha fatto da slogan del congresso, è il ruolo che il sindacato vuole assumere nel disegnare il futuro del Paese. È una assunzione di responsabilità diretta. Si rilancia un tema caro alla Cisl come la partecipazione dei lavoratori al governo delle imprese e assieme si propone una Alleanza per il lavoro e lo sviluppo.
Il sindacato si candida a essere assieme a Governo e imprese uno dei tre soggetti che ridisegnano il patto sociale. Si esce dalla fase della disintermediazione, si lascia alle spalle un’impostazione economica che ha generato nuove diseguaglianze e ingiustizie e ci si propone assieme traguardi più ambiziosi. Ridare dignità al lavoro con crescita salariale e riconoscimento sociale a chi lavora non significa aprire una nuova stagione conflittuale, ma proporre una fase di compartecipazione e bilateralità.
Sostenere la domanda apre possibili spazi per sostenere salari più alti necessari per avere consumi adeguati, insieme al sostegno dell’offerta attraverso piani condivisi di crescita della produttività. Intorno a questa sintetica ipotesi di lavoro si articolano poi le singole proposte sulla nuova politica dei redditi.
Il cambiamento in corso nel lavoro chiede inoltre una nuova fase delle tutele di tutti i lavoratori. L’area grigia fra lavoratori dipendenti e autonomi è destinata ad ampliarsi. Le tutele devono perciò coprire tutte le forme di lavoro e quindi assicurare servizi di presa in carico delle persone per dare a tutti sostegno nelle transizioni lavorative assicurando percorsi di ricollocazione, sostegni al reddito e responsabilità reciproche.
Dare dignità al lavoro perché il lavoro è fonte di libertà e democrazia. Per questo viene avanzata la proposta di uno Statuto della persona nel mercato del lavoro.
Il sindacato della nuova fase deve perciò avere alcune caratteristiche di fondo che mandano in soffitta la logica del secolo scorso. Ci si propone di riprendere il percorso concertativo. È la base indispensabile se si vuole una collaborazione fra forze sociali e politica per un nuovo patto per lo sviluppo. Per fare questo passo bisogna mettere da parte il rischio che si torni alle recite del consociativismo che portava a scegliere sempre la soluzione più facile a spese della comunità. Lo stesso deve essere accantonata ogni forma di corporativismo dato che la lotta alle rendite di ogni tipo è una priorità per operare la modernizzazione del Paese e la piena attuazione delle riforme del Pnrr.
Quello che viene tratteggiato è un sindacato forte e autonomo nelle sue posizioni. Ha messo in soffitta la ricerca del conflitto per il conflitto. Sa che se si divide il destino del lavoro da quello dell’impresa si dà vita a un antagonismo che porta a subalternità e sconfitte. Propone alle altre confederazioni una base di riflessione ricca di nuove potenzialità per dare centralità al lavoro in un nuovo modello di sviluppo.
Per ora Cgil e Uil hanno rinviato il confronto. Peccato perché in giorni in cui sono ricordate figure storiche della politica di sinistra e della sinistra cattolica sono certo che questa proposta in avanti sarebbe stata raccolta e arricchita. La Cgil di Lama ci si sarebbe ritrovata. Quella giallo-verde di oggi balbetta alla ricerca di alternative che non esistono.
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