Il commento più pittoresco è stato quello di Pierpaolo Bombardieri: “La Premier apre tavoli, ma coi tavoli non si mangia. Nessuna risposta su salari e pensioni”. Un riferimento al pane e al companatico ci sta; secondo i sindacati è sempre la solita storia, le famiglie stentano ad arrivare alla fine del mese. “Abbiamo ribadito le nostre critiche ed il nostro giudizio negativo sulla manovra – ha proseguito il leader della Uil – critiche e giudizio negativo che ci stanno portando in questi giorni in piazza”, a partire dal fatto che “non c’è risposta all’emergenza dei salari e delle pensioni”. Già perché per Bombardieri il taglio del cuneo fiscale e la riduzione dell’aliquota sulle retribuzioni legate alla produttività , e lo stesso bonus di 3mila euro, sono moneta del Monopoli.
Il suo partner Maurizio Landini gli è venuto in aiuto sottolineando che l’erogazione è facoltativa per le aziende. Un bel coraggio. Si è mai visto un Governo che obbliga per legge le aziende a erogare un bonus di 3mila euro ai propri dipendenti? Giorgia Meloni era autorizzata (non sappiamo se l’abbia fatto) a interrompere questa narrazione con una domanda: “Chiedo scusa, ma voi che lavoro fate?”. Non dovrebbe essere difficile per un sindacato con tutti gli attributi negoziare con i datori di lavoro un aumento salariale che a loro costa meno del solito. Del resto – Landini sembra averlo capito – quella del rafforzamento della contrattazione di prossimità rappresenta un orientamento del Governo nel campo delle relazioni industriali. La mozione votata dalla maggioranza alla Camera è molto chiara a questo proposito: non solo invita il Governo a non istituire il salario minimo legale, ma a promuovere la contrattazione collettiva anche nei settori che ne sono scoperti, ma lo impegna a mettere in atto una serie di misure di competenza volte al contrasto dei cosiddetti contratti pirata in favore dell’applicazione più ampia dei contratti collettivi, con particolare riguardo alla contrattazione di secondo livello ed ai cosiddetti contratti di prossimità. Non si parla di legge sulla rappresentanza, né di estensione erga omnes dei contratti collettivi di categoria: i temi che, insieme al salario minimo, hanno dominato nel dibattito della passata legislatura.
Questa svolta – se sarà portata avanti – ha colto un po’ tutti di sorpresa, ma, in fondo, riprende un’impostazione che portò avanti il ministro Maurizio Sacconi nel corso della XVI legislatura, usando appunto la leva fiscale per incoraggiare la contrattazione decentrata sui temi della produttività e della retribuzione di risultato. Anche Landini ha fatto la sua parte: “Abbiamo confermato il giudizio negativo sulla manovra, in particolare sui redditi. Abbiamo posto il tema della precarietà e il problema sul fisco e l’evasione. La logica della flat tax è sbagliata. Le risposte del Governo hanno confermato profonde distanze sul fisco e sulla precarietà”. Così parlò Zarathustra al termine dell’incontro a palazzo Chigi. “È necessario proseguire la mobilitazione e richiedere modifiche profonde a una manovra che rischia di impoverire ulteriormente le persone”.
Meno arcigno è parso Luigi Sbarra, il Segretario della Cisl: “Il Governo ci ha assicurato la disponibilità a programmare incontri con il sindacato: il 12 gennaio ci sarà un tavolo al ministero del Lavoro per discutere di salute e sicurezza, il 19 gennaio partirà il confronto politico per discutere di come cambiamo il sistema della previdenza e delle pensioni”. In sostanza, Sbarra si è reso conto che la partita della Legge di bilancio è ormai chiusa, anche se il Governo ha assunto qualche impegno di modifica per quanto riguarda Opzione donna e i contratti a termine e i voucher. Sbarra guarda già al dopo.
Certo sulle pensioni il Governo, nel ddl di bilancio, ha fatto un pasticcio. Ha rimesso le mani nel sistema di perequazione automatica con una sequenza di aliquote arzigogolate. Questo intervento – per finanziare Quota 103 – metterà presto in evidenza che gli utenti della nuova quota la pagheranno in proprio attraverso il taglio della rivalutazione rispetto all’inflazione e che la decontribuzione non basterà a compensare gli effetti delle misure sulla perequazione.
Poi c’è il tema del Reddito di cittadinanza: diventerà l’occasione di un’alleanza trala Cgil e M5s? È bene fare attenzione perché l’opinione pubblica è divisa su questo problema. Non è detto che il mondo del lavoro si mobiliti e reagisca per impedire ogni cambiamento. Mi sento autorizzato a pubblicare un messaggio che mi è stato inviato da una persona – di cui non sono autorizzato a fare il nome – a commento di un mio articolo su Il Sussidiario. Il suo contenuto è molto significativo. E richiede attenzione.
“Gentile Cazzola, ho appena letto il pezzo di cui all’oggetto e le fornisco un dato indicativo (secondo me naturalmente…) fornitomi casualmente l’altra sera da un’amica. Anna lavora come spedizioniere (omissis), in una grande azienda attiva con decine di negozi in tutta Italia nel settore dei cosmetici/profumeria. Ebbene, durante l’ultimo black friday hanno fatto registrare un aumento esponenziale delle vendite online, il 90% delle quali al sud, con particolare riferimento a Napoli (ordini medi da 200-300 euro l’uno) e Sicilia. Per il restante 10% circa Milano e Genova. Ciascuno ne tragga le considerazioni del caso. Con tutta questa povertà in continuo aumento (in parte sicuramente c’è), è davvero difficile capire come si facesse a tirare avanti prima del 2019, senza Rdc. O, forse, più che la legge che soccorre i poveri, sono le persone che diventano povere per inseguire la legge… Fenomeno non certo nuovo”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI