Il cambiamento dell’assetto politico nel Paese, avvenuto a seguito delle recenti elezioni politiche, permette di scoprire che talune argomentazioni prima in capo all’opposizione sono diventate le medesime di coloro che, partecipando alle compagini di governo nella precedente legislatura, si ritrovano oggi negli schieramenti avversi all’attuale maggioranza parlamentare.
Si potrebbe affermare che, banalmente, si è scoperta l’acqua calda e ciò potrebbe corrispondere a una parte della verità, alla vista di una parte della realtà; l’altra parte è quella che invece vede le cose per quelle che sono, a prescindere dall’appartenenza a una delle due curve dello stadio, andando a vedere le partite in altre parti dell’impianto e comunque guardando le cose con la freddezza della razionalità.
Questo metodo di rapporto con la realtà lo si può verificare anche guardando le vicende politico-sindacali degli ultimi mesi, in particolare le posizioni espresse dalle diverse confederazioni nel rapporto con il sistema politico; parliamo di confederazioni ovvero le case madri dei sindacati di categoria relativi ai diversi settori (industria, servizi, commercio, Pubblica amministrazione, ecc.), in quanto rappresentano missioni diverse. I sindacati di categoria presidiano i diversi contratti collettivi di settore per le varie qualifiche professionali, sia a livello nazionale che nelle forme decentrate nei luoghi di lavoro o nei territori provinciali. Le confederazioni, invece, oltre a erogare i servizi di assistenza fiscale e previdenziale, si occupano dei rapporti con il sistema istituzionale.
E se nelle diverse parti d’Italia non si sono notate particolari tensioni nei rapporti con le singole istituzioni, in particolare le Regioni, se non la normale dialettica generata dal confronto sui provvedimenti di competenza delle regioni stesse, a livello nazionale (e per il secondo anno consecutivo) si è assistita a una paradossale situazione in cui due tra le maggiori confederazioni (Cgil e Uil) hanno proclamato una serie di scioperi generali decentrati e altre, tra cui la Cisl, hanno preferito privilegiare il dialogo, il confronto e altre forme di pressione, per non interrompere le relazioni. Quando si genera un conflitto le relazioni si interrompono sino a fatti nuovi che possano ristabilire un corretto rapporto, fondato su discussioni anche accese e non sempre unanimi, ma senza conflitti espliciti.
In questo senso la valutazione, prevalsa nella Cisl e in altre confederazioni minori (Ugl e gli atri sindacati autonomi come Cisal e Confail), è stata quella di non interrompere il confronto sulla Legge di bilancio varata negli ultimi giorni dell’anno dai due rami del Parlamento, ma di accompagnare l’iter nelle settimane precedenti con proposte, azioni verso i singoli gruppi parlamentari, assemblee nazionali dei delegati (quella Cisl il 15 dicembre) per poter conseguire risultati e modifiche in rapporto agli obiettivi definiti unitariamente.
In ragione della ristrettezza dei tempi ma soprattutto dei vincoli di spesa, determinati dal debito, dall’inflazione e dalla perdurante tensione sui prezzi internazionali delle materie energetiche, che hanno costretto il drenaggio di quasi due terzi della manovra di spesa per contrastare il cosiddetto caro bollette, si sono tuttavia ottenuti alcuni parziali miglioramenti in materia di sgravi fiscali e contributivi, sostegno alle categorie più svantaggiate, qualche risultato sui provvedimenti delle pensioni (tuttavia del tutto insufficienti) e qualche accenno di cambiamenti in materia di politiche attive del lavoro, oltre che sui congedi parentali.
Tuttavia, sulle restanti criticità il confronto continuerà nelle prossime settimane e questo permette di sospendere il giudizio definitivo.
Diciamo tutto ciò per sostenere la tesi iniziale ovvero che sono decisive le cose come sono, i singoli provvedimenti, le diverse decisioni, non nascondendoci le gravi difficoltà in cui il Paese versa. Valutare anche i piccoli passi verso l’allargamento dei consensi sui provvedimenti e tenere aperte le strade del confronto rappresenta una modalità per essere costantemente riconosciuti a concorrere nei processi decisionali che riguardano la governance allargata del Paese.
Arroccarsi sull’Aventino, con posizioni simili al gli è tutto da rifare, peraltro rischiando di confondere le proprie posizioni con quelle di un partito o di un gruppo di partiti all’opposizione, non porta giovamento all’esperienza sindacale, per definizione autonoma dalla politica anche se non avulsa da essa.
Accanto alle questioni generali accennate vi sono importanti vicende industriali che non attendono i riti della politica: ex Ilva e il settore dell’acciaio, il trasporto aereo con Ita e il suo destino circa una possibile cessione-integrazione con altri vettori, la vicenda Tim e in particolare la sua evoluzione aziendale in rapporto all’asset strategico della rete, più che dell’ultimo miglio, sono banchi di prova importanti. Inoltre, gli investimenti imponenti sulle infrastrutture, anche con il contributo del Pnrr e delle sue scadenze, dovrebbero spronare gli attori a richiedere l’assunzione di responsabilità verso processi che portino a soluzioni condivise.
Le questioni relative agli investimenti si situano accanto al perdurare di alcuni deficit strutturali sulla formazione permanente e di incentivi all’innalzamento dell’asticella in materia di conoscenze e attitudini verso un lavoro di qualificazione più elevata, non dimenticando la necessità di continuare a percepire alcune zone del Mezzogiorno come fonte di primaria attenzione economica e sociale.
Fare di tutta un’erba un fascio, dimenticando che la competizione internazionale è ormai da tempo consolidata tra i Sistemi Paese rappresenta un modo miope di procedere. Infatti, il nostro compito è di allargare la schiera di coloro che vanno allo stadio nei posti centrali, seppur distribuiti oggettivamente in diverse altezze, facendo in modo che si restringano sempre più i posti nelle curve, disincentivando i posti nelle curve stesse, dove lo spettacolo, per ragioni oggettive e di direzione dello sguardo, è visto con uno spettro limitato e parziale.
Noi siamo schierati per i tragitti che si percorrono con il tempo, che si allungano in percorsi spesso inediti e faticosi ma che possono permettere di raggiungere risultati duraturi; la volata del 31 dicembre è importante ma non è esaustiva, in quanto dopo viene sempre il 1° gennaio, sempre e comunque.
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