Il Pil cresce dello “zero virgola”, la produzione industriale cala da 19 mesi consecutivi (da novembre 2022 ad agosto 2024 il fatturato manifatturiero è sceso dell’8%), la domanda interna ristagna mentre l’export, ad agosto, ha perso il 6,7% in valore (il 10,7% in volume) sull’anno precedente, precarietà, lavoro nero e sommerso colpiscono 6 milioni di lavoratori, l’evasione fiscale e contributiva è a quota 82,4 miliardi, lavoratori e pensionati pagheranno, nell’anno in corso, oltre 17 miliardi di Irpef in più e l’inflazione cumulata nel triennio 2021-2023 è stata del 17,3%.
Da questa analisi di fondo parte la memoria presentata nei giorni scorsi dalla Cgil al Parlamento sulla Legge di bilancio per il 2025. Si sostiene, inoltre, che i provvedimenti assunti, se non saranno cambiati in maniera significativa dalle Camere, peggioreranno ulteriormente le cose.
Si assiste, per il sindacato guidato da Landini, a una vera e propria “fiera” di tagli al “welfare” universalistico e ai servizi pubblici che si è scelto di portare avanti per rispettare i parametri del nuovo “Patto di stabilità” europeo, cui anche il Governo Meloni ha dato, probabilmente anche contro la sua volontà politica iniziale, via libera nel Consiglio europeo e che condannerà il nostro Paese a 7 anni di nuova austerità.
Si sostiene, quindi, che chi pagherà il prezzo più salato della riduzione drastica della spesa pubblica saranno lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati i quali, dopo aver già subito una brutale perdita del potere d’acquisto a causa di una crescita dei profitti senza precedenti, verranno ulteriormente colpiti anche nel c.d. “salario sociale o indiretto”.
Nella stessa sede parlamentare anche la Cisl ha espresso la propria posizione sulla manovra che è, completamente, agli antipodi. Si sottolinea, infatti, nella memoria del sindacato di via Po, che nella Legge di bilancio ci sono molte misure che rispondono alle proposte avanzate dallo stesso nei mesi scorsi. Sebbene, insomma, non manchino, ovviamente, criticità o punti migliorabili, il giudizio complessivo dei cislini è positivo e, anzi, si rivendicano alcuni provvedimenti che sono ritenuti “frutto” della propria azione sindacale.
Tanto diverse le posizioni che, per il prossimo 29 novembre, Cgil e Uil proclamano uno sciopero generale per cambiare la manovra al quale, coerentemente con quanto sostenuto, la Cisl non aderisce. Posizioni, insomma, che non cambieranno nonostante l’influenza della Premier che ha fatto saltare l’incontro tra Governo e le parti sociali previsto ieri.
La speranza è che la salute del presidente del Consiglio migliori e che, il prossimo 12 novembre il previsto incontro si tenga. La paura, infatti, è che un virus molto più pericoloso per una democrazia moderna, quella della incomunicabilità e della mancanza di dialogo e confronto, si insinui nelle stanze della Politica.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.