Claudio Cancelli è il sindaco di Nembro, piccolo centro di 11500 anime in provincia di Bergamo, dove ogni giorno si contano i (tanti) morti di Coronavirus. Un vero e proprio flagello nel paese bergamasco, con 76 decessi e 210 contagi ufficiali. Il primo cittadino però, in una intervista al quotidiano La Stampa precisa che in realtà di decessi ne sono stati contati 160 e secondo le stime il 50% della popolazione sarebbe contagiata. “Vorrei fare test di massa degli anticorpi, per evitare recrudescenze”, dice. La situazione è indubbiamente drammatica. Come riferito dal sindaco Cancelli, “il nostro mondo è stato stravolto”. Parlano i numeri: se prima in un anno normale si contava un morto ogni 3 giorni, da marzo, con l’esplosione del Coronavirus, si parla di una media di 5 morti al giorno, con punte di 10. “Ora siamo a 3”, spiega, “E tanto basta per vedere un filo di luce”. Il paese con lo scoppio dell’emergenza si è organizzato con oltre 100 volontari pronti a gestire ogni tipo di servizio ed un centralino sommerso quotidianamente dalle telefonate. Dal punto di vista sanitario si è dovuto far fronte alla ricerca delle introvabili bombole di ossigeno anche nelle valli vicine. “L’ assistenza ai pazienti dializzati positivi al covid, che non fa né l’ Asl né la Protezione civile. Se non li accompagniamo noi, muoiono in casa”, tuona il primo cittadino. Le famiglie colpite dai lutti sono attualmente aiutate da una associazione di psicologi specializzata in traumi da catastrofi.



SINDACO NEMBRO “OGNI SERA CONTO I MORTI DEL CORONAVIRUS”

Fortunatamente, spiega il sindaco di Nembro, nel caso del piccolo centro in provincia di Bergamo non è stato necessario portare i morti altrove: “avevamo parecchi loculi disponibili. Li abbiamo usati come spazi temporanei. Piuttosto a un certo punto non sapevamo più come registrarli”, ha spiegato. Questo perchè anche l’ufficio anagrafe rischiava di non esistere più, tra un impiegato morto e tre contagiati. E’ pesata l’assenza di aiuti: “Abbiamo fatto tutto da soli. Sopravvissuti grazie ad atti di eroismo civile. Non aspettando che arrivassero “i nostri”, da Roma o da Milano”. Il paese, intanto, ogni giorno viene raggiunto telefonicamente da un messaggio che il sindaco registra con il bollettino della giornata. Nel suo ultimo messaggio odierno ha invitato ancora una volta al rispetto delle norme, “altri giorni vado sui sentimenti”, spiega. Qualcuno, in quei casi, lo chiama spiegando di aver pianto. E’ successo anche al primo cittadino. Il sentimento che prevale quando conta ogni giorno i morti è però lo sconforto oltre alla “delusione di fronte alle polemiche tra politici, alle diatribe tra Regione e governo”. Un po’ di amarezza c’è: “Non ci siamo sentiti protetti. Lo Stato è stato incapace di gestire anche gli aspetti organizzativi e logistici più semplici. E non ci sono state direttive chiare e uguali per tutti”, dice Cancelli, che ammette di fare fatica, oggi, a pensare al loro futuro. “Mi chiedo come e quando ne usciremo. Bisognerà evitare nuovi contagi, quando si tornerà a una vita più o meno normale. Sostenere le imprese. Aiutare chi ha bisogno, magari con meno complicazioni burocratiche dei buoni spesa”, commenta. Dal governo per l’assistenza sociale sono arrivati al momento 63mila euro. Non bastano, ma Nembro può contare su oltre 100 mila euro di donazioni private. La guerra è finita? “Non ancora”, chiosa il sindaco, “Ma bisogna già pensare a vincere il dopoguerra”.

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