DOPO L’APPELLO DELLA CONSULTA PARLA IL SINDACO DI PADOVA: “INGIUSTO SEPARARE LE FAMIGLIE LGBTQ”

Nella lunga diatriba tra Comune, Procura, Tribunale e Viminale, il sindaco di Padova ha recepito positivamente l’appello lanciato ieri dal Presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera a margine della presentazione sulla Relazione Annuale della Consulta: intervistato oggi da “La Repubblica”, il sindaco Sergio Giordani (Pd) traccia la sua personale lettura del tema posto in Consulta sulla trascrizione all’anagrafe dei figli di mamme LGBTQ+ e ammette di voler continuare ad operare fuori dalla legge consentita.



«Fa ovviamente piacere che la Corte Costituzionale, per tramite del suo presidente, segnali con autorevolezza quello che con molti colleghi sindaci andiamo dicendo da anni, spesso ignorati se non attaccati per motivi puramente ideologici da esponenti politici vari»: così Giordani elogia Barbera che ieri ha lanciato appello al Parlamento per condurre in porto una legge ad hoc sulla situazione dei figli di famiglie LGBTQ+, in particolare sulla registrazione con doppio cognome come già avviato dai Comuni di Milano e Padova. Secondo il sindaco dem in Italia resta un vuoto legislativo sul tema dei «diritti dei minori» e sarebbe ora di «agire senza reticenze e senza scaricabarile su primi cittadini e tribunali». Giordani spiega di aver agito in coscienza registrando all’anagrafe con il doppio cognome i figli delle 37 coppie lesbiche, elemento ancora al centro di uno scontro giuridico tra il Ministero dell’Interno e il Tribunale di Padova (che aveva respinto l’impugnazione della Procura contro la registrazione).



GIORDANI (PD) CONTRO IL VIMINALE: “CONTINUO LA TRASCRIZIONE. PARLAMENTO NON LEGIFERA PER DIVISIONI IDEOLOGICHE”

«Bambine e bambini stanno crescendo con le loro due mamme, mese dopo mese. È inimmaginabile renderli burocraticamente orfani di una di queste. Evitiamo accanimenti, al ministero si mettano una mano sulla coscienza», spiega ancora il sindaco Giordani nel colloquio con “La Repubblica”, ritenendo di fatto «ingiusto» separare le famiglie LGBTQ. Nel momento in cui si decide di agire contro la legge attuale, la “giustificazione” di Giordani è il fatto di agire “in coscienza”: « convinti di tutelare i bambini da discriminazioni si mettono in conto molte cose ma si va avanti. Del resto quando fai il sindaco devi avere una mano sulla coscienza e l’altra sulla Costituzione».



L’Avvocatura di Stato, su invito del Viminale, ha impugnato l’archiviazione del Tribunale di Padova e si attende ora un responso che ripone al centro il tema di cosa prevede la legge italiana, per cui ad oggi resta vietato avere due madri: Giordani critica il Parlamento che ancora non ha legiferato «per divisioni ideologiche» e chiede di pensare alle famiglie, «così tutto sarà più semplice e più umano anche per chi sta in Parlamento e magari ha delle resistenze». In risposta alla Consulta che pure ha lanciato una stoccata alle posizioni “disordinate” dei sindaci sul tema, Giordani replica «tutelo i diritti delle bambine e dei bambini o mi giro dall’altra parte sapendo che così facendo posso produrre a questi piccoli gravi danni?». Resta dunque la registrazione all’anagrafe dei figli di mamme LGBTQ+, con il sindaco di Padova che conferma la sua azione contro la legge attuale: «Non voglio creare orfani né ingiustizie, per questo continuerò a trascrivere i figli delle mamme dello stesso sesso».