La celebre ed apprezzata showgirl Francesca Cipriani nella serata di oggi sarà ospite del temuto (dai vip) salotto di ‘Belve’, dove Francesca Fagnani la torchierà con le sue ormai classiche domande taglienti, affrontando diversi tra i temi più controversi sulla sua vita e carriera. Tra i tanti argomenti, potrebbe uscire anche la sindrome di Poland, ovvero la rara sindrome che ha condizionato l’infanzia della showgirl di cui parlò per la prima volta alcuni mesi fa.
Al Messaggero, infatti, la Cipriani raccontò della sua lunga battaglia per comprendere quel problema che “mi ha portato a soffrire tantissimo in adolescenza” e del quale decise di parlarne “con mia madre [che] comprese la mia inquietudine e realizzò che c’era qualcosa di anomalo nel mio seno”. Dopo diverse visite mediche le venne diagnosticata la sindrome di Poland, che concretamente causa, spiegò sempre al Messaggero, “una malformazione al seno” che la portò a sottoporsi al primo (di molti altri) interventi di chirurgia estetica.
Cos’è la sindrome di Poland: trattamento e cura
La sindrome che fortunatamente Francesca Cipriani è riuscita a sconfiggere è una malformazione nota fin dal 1841 quando il dottor Alfred Poland scoprì alcuni casi sospetti di anomalie a livello del petto (e soprattutto del seno) o degli arti, che durante lo sviluppo puberale crescevano in modo differente. Nei casi in cui l’insorgenza è più grave può comportare anche diversi altri tipi di scompensi, con un’ampia letteratura sulla sindrome di Poland che parla di deformità a costole e torace, ma anche sottosviluppo delle ghiandole mammarie e diverse anomalie a livello della colonna vertebrale.
L’intervento più comune (e Francesca Cipriani ne è un esempio da manuale) è l’intervento chirurgico, ma molto ovviamente dipende anche dalla gravità e dal parere del medico che, in moltissimi casi, può anche suggerire di ignorare la sindrome. Infatti, escludendo i casi più gravi con malformazioni a livello delle ossa o dello sviluppo puberale, la malattia non causa grosse conseguenze negative sulla salute fisica del paziente, che comunque dovrebbe essere avviato ad un percorso di consulenza psicologica per attenuare le inevitabili conseguenze sulla salute mentale.