Sindrome post-Covid, arrivano altre evidenze: a oramai più di un anno e mezzo dall’inizio della pandemia da Sars-Cov-2 sono sempre più gli studi e i casi riguardanti la situazione di coloro che, pur essendo oramai guariti dalla malattia -nella sua forma più acuta, ma anche lieve-, lamentano una serie di sintomi che vengono riuniti da diversi ricercatori sotto una sigla ben precisa. PASC, ovvero Post-Acute Sequelae of Covid-19, conosciuta anche come Long Covid Syndrome, potrebbe colpire nel nostro Paese oltre 400mila persone, ovvero il 10% di tutti gli italiani che sono risultati positivi al virus.
Ne è convinto il professor Umberto Tirelli, direttore della Clinica Tirelli Medical Group e professore presso l’Università di Pavia che, ospite nell’ultima puntata del Maurizio Costanzo Show, è tornato sull’argomento. “Sappiamo che dopo certe infezioni, come nel caso di Sars-Cov-1 nel 2003, ci possono essere numerosi pazienti guariti da questa malattia ma che continuano ad avere ad esempio spossatezza o altri sintomi come disturbi della concentrazione” ha spiegato il professore al conduttore, come peraltro aveva già fatto in passato essendo uno degli habitué del salottino televisivo di Costanzo.
UMBERTO TIRELLI, “ECCO COS’E’ LA SINDROME POST-COVID E COME SI CURA…”
“Anthony Fauci, non certo l’ultimo arrivato, ci ha spiegato che dal Covid-19 non è così facile guarire: non basta un tampone molecolare negativo” ha proseguito Tirelli, citando il caso di migliaia di persone negli USA che, attraverso i social network, hanno fatto rete e scambiandosi informazioni circa le reciproche esperienze hanno scoperto di avere gli stessi sintomi anche diverso tempo dopo la guarigione. “Sindrome vuol dire avere anche disturbi della memoria, la cosiddetta “fog in the brain”, sensazione di essere influenzati, dolori muscolari, fatica a respirare, alterazione del gusto e dell’olfatto” ha aggiunto Tirelli ricordando che questi sintomi possono manifestarsi anche tre mesi dopo ma che per fortuna esistono comunque già dei protocolli terapeutici in merito.
Come ha spiegato anche in una intervista su un quotidiano pubblicata sul suo sito web personale, il professor Tirelli ha ricordato che questa sindrome è una “problematica medica potenziale” e che potrebbe avere un impatto notevole sulla popolazione cosiddetta “guarita” anche se, come accade nella sua clinica di Pordenone, si procede a trattarla con ossigeno-ozonoterapia, valutando parallelamente l’evoluzione dell’immunità. “In questo momento (…) abbiamo un numero consistente di pazienti che, affetti da CFS/ME sia pre che post-Covid, sono in trattamento secondo i protocolli SIOOT e alcuni hanno già notevoli benefici” ha aggiunto nel suddetto articolo apparso di recente su ‘Il Gazzettino’.